Napoleone bonaparte valica il gran san bernardo

Bonaparte valica il Gran San Bernardo è un ritratto equestre del primo console Napoleone Bonaparte dipinto da Jacques-Louis David tra il 1800 ed il 1803. Napoleone viene rappresentato al momento del suo attraversamento del Colle del Gran San Bernardo con l'armata che lo seguirà nella vittoriosa seconda campagna d'Italia.
David dipinse cinque versioni di questo dipinto, la prima delle quali venne commissionata dal re di Spagna Carlo IV come tentativo d'intesa tra il suo regno e la Repubblica Francese. Le tre versioni successive vennero commissionate dal primo console con fini propagandistici e rappresentano i primi ritratti ufficiali di Napoleone: essi ornavano rispettivamente il castello di Saint-Cloud, la biblioteca dell'hôtel des Invalides ed il palazzo della Repubblica Cisalpina. L'ultima versione non fu commissionata da alcuno, ma rimase di proprietà di David sino alla sua morte.
Archetipo del ritratto di propaganda, l'opera è stata riprodotta numerose volte tramite incisioni, dipinta su vasi, sotto forma di puzzle o di francobollo, testimonianza dell'importante fortuna di cui godette presso i posteri.

Piani e preparativi

Il Primo console trovò anche grandi difficoltà a finanziare la nuova campagna; egli dovette ridurre le spese e ricorrere ad una serie di misure straordinarie per reperire i fondi necessari. Le sovvenzioni di guerra, riscosse con "buoni" di scarso valore, non erano sufficienti e i fornitori erano tornati a disporre delle deleghe per i materiali e ne avevano approfittato per effettuare speculazioni a danno dell'esercito; egli quindi le sospese di nuovo e reintrodusse le requisizioni per approvvigionare le truppe. I tentativi di Bonaparte di intimidire la grande finanza per ottenere finanziamenti agevolati non ottennero grandi risultati.
L'esercito quindi partì sfornito di gran parte dei materiali; soprattutto l'Armata di riserva non ebbe le paghe e si mise in marcia senza viveri, dovendo rifornirsi sul posto con le risorse locali. La vittoria diveniva quindi indispensabile, in caso di sconfitta era possibile la caduta del Consolato a causa della crisi finanziaria e per la perdita di prestigio del Primo console. Bonaparte lasciò Parigi per raggiungere l'Armata di riserva il 6 maggio 1800; subito si diffusero voci di cospirazioni e di torbidi intrecci politici; vennero diffusi i nomi di un possibile nuovo Primo console: Lazare Carnot, il marchese de Lafayette, il generale Jean Victor Moreau; ritornò l'abate Sieyès e si parlò di un intervento del duca d'Orleans. I liberali e i giacobini speravano in una sconfitta di Bonaparte per evitare un ulteriore evoluzione autoritaria del regime; il 3 giugno rientrò in Francia dalla Gran Bretagna anche Georges Cadoudal per riaccendere la ribellione nell'ovest.
Bonaparte si trovava in una situazione difficile, l'esito della campagna avrebbe avuto un'importanza decisiva per il suo futuro politico; egli era consapevole di queste difficoltà, tuttavia mostrava risolutezza, fiducia ed energia. Il Primo console fece grandi sforzi per migliorare l'equipaggiamento e l'armamento delle truppe; furono accumulate riserve soprattutto per l'Armata del Reno; furono fornite mezzo milioni di uniformi nuove; nei grandi depositi di Zurigo e Lucerna vennero raccolti 5.000 proiettili d'artiglieria, 2 milioni di pallottole e 1,5 milioni di razioni; l'Armata di riserva ricevette finalmente 100.000 paia di calzature[1]. Nonostante questi importanti risultati la situazione rimaneva precaria, l'Armata del Reno mancava di 15 milioni di paghe per i soldati, l'Armata di riserva andò in combattimento senza il soldo per le truppe.
Nonostante i pesanti impegni organizzativi e politici, Bonaparte portava avanti fin dalla fine del 1799 la pianificazione operativa della guerra e la costituzione delle forze necessarie; già il 5 dicembre 1799 venne previsto il raggruppamento della nuova Armata di riserva nella Francia centrale. L'organizzazione di queste nuove forze fu lenta, ma alla metà di aprile del 1800 si poté contare su 53.000 soldati; il 2 aprile il generale Louis Alexandre Berthier aveva ricevuto ufficialmente il comando della nuova armata, in realtà il Primo console intendeva, al momento opportuno, prendere personalmente la guida di queste forze. Particolarmente potenziata fu l'Armata del Reno, affidata al generale Jean Victor Moreau; 120.000 soldati furono concentrati sul fronte tedesco e Bonaparte previde per la prima volta la costituzione dei corpi d'armata autonomi, dando inizio all'importante riformava organica che avrebbe reso ancor più mobili e flessibili gli eserciti francesi. In Italia dopo la serie di sconfitte dell'estate 1799 le truppe superstiti dell'Armata d'Italia avevano ripiegato dietro l'Appennino ligure, abbandonando la Lombardia e il Piemonte; Bonaparte aveva assegnato all'esperto generale Andrea Massena il comando di queste forze che ammontavano a circa 40.000 soldati.
In un primo momento Bonaparte aveva ideato un complesso e audace piano di operazioni che assegnava il ruolo principale all'Armata del Reno; nel mese di marzo 1800 egli propose al generale Moreau di passare all'offensiva generale attraversando di sorpresa il Reno con il grosso delle sue truppe a Sciaffusa; in questo modo avrebbe intercettato le comunicazioni dell'esercito austriaco schierato nella Germania meridionale. Dopo questo successo decisivo, il Primo console intendeva trasferire in Svizzera l'Armata di riserva che si stava raggruppando tra Châlons e Lione; raggiunto il territorio elevetico, sarebbe stata rinforzata da una parte delle truppe del generale Moreau e avrebbe attraversato le Alpi al Passo del San Gottardo da dove avrebbe preso alle spalle l'armata austriaca in Italia impegnata nel frattempo dall'esercito del generale Massena. Si trattava di un piano di operazioni che, se attuato, avrebbe permesso di raggiungere rapidamente la vittoria.
I progetti di Bonaparte tuttavia ben presto furono contrastati dal generale Moreau che non collaborò alla realizzazione dell'audace manovra affidata all'Armata del Reno; prudente e poco aggressivo, il comandante dell'armata non condivideva i programmi del Primo console e quindi respinse il piano. Adducendo i problemi e i rischi connessi ad un attraversamento in massa a Sciaffusa, il generale Moreau avrebbe preferito scaglionare le sue forze su largo fronte lungo il confine prima di passare il fiume. Inoltre il generale Moreau era in contrasto anche personale con Bonaparte dal quale era diviso da una forte rivalità. Il Primo console dovette accettare le obiezioni del generale Moreau e preferì mostrare in pubblico condiscendenza verso il rivale; in realtà egli era molto contrariato dall'ostruzionismo del generale. Bonaparte quindi rinunciò al suo piano originario e decise di prendere personalmente l'iniziativa con l'Armata di riserva in Italia che sarebbe diventata il teatro bellico principale, mentre l'Armata del Reno avrebbe assunto un ruolo secondario in Germania.
Le nuove direttive per la campagna furono diramate il 25 marzo e prevedevano che il generale Moreau avrebbe sferrato un attacco secondario tra il 10 e il 20 aprile per costringere l'esercito austriaco a ripiegare verso Ulma; l'attacco principale sarebbe stato condotto dall'Armata di riserva che, dopo essere penetrata in Svizzera nella regione di Zurigo alla fine di aprile, avrebbe passato le Alpi al San Gottardo o al passo del Sempione. Bonaparte sarebbe avanzato nella pianura Padana e, dopo essere stato rinforzato dal corpo del generale Claude Jacques Lecourbe distaccato dal generale Moreau, avrebbe attaccato alla spalle l'esercito austriaco in Italia, impegnato frontalmente nell'Appennino ligure dalle forze del generale Massena. Questo nuovo piano di operazioni poteva aprire la possibilità di ottenere un successo rapido e decisivo in Italia settentrionale; tuttavia sviluppi imprevisti della situazione sul campo e l'inattesa aggressività del nemico, sconvolsero i progetti del Primo console e lo costrinsero a modificare in parte le sue intenzioni e soprattutto ad accelerare al massimo la marcia della sua armata.
Il cancelliere austriaco Thugut era principalmente interessato a consolidare ed estendere il predominio raggiunto in Italia dopo le vittorie del 1799; egli quindi, in collaborazione con il Consiglio aulico di Vienna, decise di concentrare le forze principali nella penisola spingendo il comandante in capo locale, generale Michael von Melas, a passare rapidamente all'offensiva. In Germania il generale Paul Kray sarebbe rimasto sulla difensiva con circa 120.000 uomini, mentre il generale von Melas con 97.000 soldati avrebbe dovuto attaccare in forze la debole armata del generale Massena schierata sulla costa ligure e distruggerla. Dopo aver raggiunto questo risultato il generale von Melas avrebbe marciato in Provenza puntando su Tolone. Si progettava inoltre di suscitare un'insurrezione realista organizzata da Amédée Willot e dal marchese di Puivert; era previsto anche uno sbarco di truppe britanniche radunate a Minorca dal generale John Stuart.
Questo piano di operazioni, in apparenza efficace ed aggressivo, in realtà disperdeva la forza principale austriaca in un settore secondario contro le forze meno agguerrite del nemico; soprattutto non teneva conto dell'importanza strategica della Svizzera che, occupata e organizzata come base di operazioni dai francesi, avrebbe consentito al nemico di manovrare tra i due fronti di guerra e di trasferire le sue truppe di riserva per rafforzare il settore più minacciato cogliendo alle spalle le armate austriache, schierate su territori molto distanti e non collegate fra loro. Si presentarono inoltre difficoltà di organizzazione: il ministro britannico della guerra Henry Dundas non fornì truppe sufficienti al generale Stuart che quindi si dimise; il corpo di spedizione britannico non si mosse e non sbarcò sulla costa della Provenza; il nuovo comandante britannico, generale Ralph Abercromby, prese il comando a Minorca solo dopo la conclusione della campagna in Italia.
l generale von Melas non schierò tutte le sue forze contro l'Armata d'Italia del generale Massena posizionata nell'Appennino ligure; il comandante austriaco preferì lasciare quasi metà delle sue truppe nella Pianura Padana e allo sbocco dei passi delle Alpi per proteggere le sue linee di comunicazione mentre con il resto del suo esercito a partire dal 5 aprile sferrò l'offensiva. Nonostante questo errore l'attacco austriaco raggiunse notevoli successi e sorprese le forze francesi in Italia; anche il Primo console Bonaparte non si attendeva un'offensiva nemica così anticipata e che ancora il 9 aprile scrisse al generale Massena una lettera in cui illustrava i dettagli del piano di operazioni complessivo e ordinava ottimisticamente al generale di coordinare i suoi movimenti con quelli del generale Berthier, ufficialmente al comando dell'Armata di riserva.
Il generale Massena aveva disseminato le sue deboli forze su oltre 250 chilometri di territorio; sull'ala sinistra il generale Louis Gabriel Suchet guidava 12.000 soldati tra Finale Ligure ed il Passo del Moncenisio; il comandante dell'Armata d'Italia controllava, dal suo quartier generale di Genova, una riserva centrale di circa 15.000 uomini, mentre il generale Nicolas Soult dirigeva le difese nel settore occidentale tra il Colle di Cadibona e Torriglia con altre tre divisioni. Questo schieramento, adottato dal generale Massena per facilitare l'approvvigionamento dell'armata ed anche per attirare il massimo di truppe nemiche, era troppo esteso ed esponeva il suo esercito ad essere attaccato con forze preponderanti dagli austriaci; inoltre la costa ligure era solidamente bloccata dalle navi della flotta britannica dell'ammiraglio George Keith. Il generale Massena era in grave difficoltà anche per le deplorevoli condizioni materiali e morali delle sue truppe; a causa di speculazioni dei fornitori civili, il rifornimento dell'armata era insufficiente, mentre le scorte disponibili a Genova erano molto scarse.

L'offensiva austriaca

Il generale von Melas era passato all'attacco il 5 aprile nel settore del Moncenisio; le truppe austriache guadagnarono alcune posizioni, ma furono contrattaccate dai francesi che ripresero parte del terreno perduto. In realtà di trattava di una manovra secondaria, mentre gli austriaci sferrarono l'offensiva principale il 6 aprile con circa 60.000 soldati, divisi in quattro colonne che attaccarono in direzione di Savona per dividere in due parti l'esteso fronte difensivo francese. La situazione dell'Armata d'Italia si deteriorò rapidamente; le truppe francesi, colte si sorpresa e più deboli, furono sopraffatte. Le due colonne dell'ala sinistra austriaca, al comando del generale Peter Karl Ott, occuparono Recco e respinsero l'ala destra francese fino a Nervi; al centro il generale Federico di Hohenzollern attaccò il passo della Bocchetta a nord di Genova, mentre il generale von Melas guidò personalmente l'attacco dal Passo di Cadibona verso Vado e Savona; in tre giorni gli austriaci raggiunsero e conquistarono Savona, completando la manovra per frammentare in due tronconi l'esercito nemico.
Nonostante alcuni tentativi di contrattacco del generale Massena, gli austriaci riuscirono a respingere le forze del generale Suchet verso il fiume Roia e poi dietro il fiume Varo separandole dal resto dell'Armata d'Italia che venne bloccata a Genova dalle truppe del generale Ott. Nella terza settimana di aprile i generali Massena e Soult, con 18.000 soldati, erano ormai assediati nella città dalle forze del generale Ott, costituite da circa 24.000 uomini, mentre la flotta britannica bloccava il porto. La situazione delle truppe francesi assediate era precaria soprattutto a causa della carenza di rifornimenti; il generale Massena tuttavia era deciso a prolungare la resistenza che, trattenendo numerosi reparti austriaci sul suo fronte, avrebbe potuto agevolare l'offensiva prevista da Bonaparte attraverso le Alpi.
Bonaparte non sembrò inizialmente consapevole della difficile situazione del generale Massena; ai primi di aprile sembrò deciso, dopo aver fatto effettuare una approfondita ricognizione dei passi alpini, a servirsi, per portare l'Armata di riserva in Italia, del passo del Sempione e del passo del San Gottardo che erano i valichi più agevoli e strategicamente più idonei per una avanzata rapida e di sorpresa a sud delle Alpi. Il Primo console aveva già individuato l'importanza tattica della città di Stradella, tra il Po e gli Appennini, sulla strada tra Piacenza e Alessandria; secondo il suo segretario Louis Antoine Bourienne, Bonaparte già in quei giorni previde sulle carte che la battaglia decisiva sarebbe stata combattuta nei pressi del villaggio di San Giuliano, cinque chilometri a est dalla cittadina di Marengo.
In realtà ben presto sorsero complicazioni che costrinsero Bonaparte a modificare i suoi piani; il generale Moreau continuò a ritardare la sua offensiva e moltiplicò le obiezioni ai piani operativi; il generale Berthier, ufficialmente comandante dell'Armata di riserva, diede prova di pessimismo e scarsa risolutezza nonostante l'incoraggiamento e i consigli del Primo console; la situazione a Genova, dove il generale Massena, aveva riserve di viveri per le truppe assediate solo per altri trenta giorni, divenne precaria. Il 26 aprile Bonaparte prese una nuova decisione: per affrettare i tempi l'Armata di riserva sarebbe passata per il Colle del Gran San Bernardo, percorrendo la strada più breve da Digione nonostante le difficolta di quel valico, angusto e a tratti quasi impraticabile.
Il passo del Gran San Bernardo era conosciuto dall'esercito francese che lo aveva utilizzato anche nel 1798 e 1799, tuttavia in ragione della stagione, della neve e del ghiaccio ancora presenti, il valico appariva difficile e rischioso. Bonaparte aveva bisogno di guadagnare tempo; egli inoltre per confondere il nemico ed evitare possibile confusione nell'attraversamento, decise di indirizzare una parte delle sue truppe su altri valichi. Quindi il generale Louis Marie Turreau sarebbe passato per il Colle del Moncenisio con 2.500 uomini, il generale Joseph Chabran avrebbe attraversato con la sua divisione al Piccolo San Bernardo per poi ricongiungersi al grosso dell'armata ad Aosta, mentre il generale Antoine de Béthencourt avrebbe percorso il passo del Sempione con una demi-brigade.
Il 25 aprile il generale Moreau aveva iniziato con successo le operazioni in Germania; egli peraltro continuò a mostrare poca collaborazione, il 5 maggio Bonaparte gli richiese di inviare in Italia di rinforzo attraverso il Gottardo 25.000 uomini al comando del generale Jeannot de Moncey, ma il comandante dell'Armata del Reno, irritato da questi ordini, finì per trasferire a sud dell'Alpi solo 15.000 soldati. A Genova la situazione del generale Massena era sempre più precaria, egli comunicava di avere viveri sufficienti solo per altri quindici giorni; a mezzanotte tra il 5 e il 6 maggio Bonaparte, dopo aver nuovamente incoraggiato l'incerto generale Berthier e averlo avvertito del suo prossimo arrivo, partì da Parigi per raggiungere l'Armata di riserva. Egli giunse a Ginevra l'8 maggio e assunse il comando.
Dal Gran San Bernardo alla pianura padana

Dal Gran San Bernardo alla pianura padana

Bonaparte si trattenne a Ginevra per tre giorni mentre veniva completato il raggruppamento dell'Armata di riserva; gli ordini definitivi per la marcia furono diramati nel massimo segreto il 10 maggio, mentre il 14 maggio il ministro Carnot giunse al quartier generale dove informò il Primo console della scarsa volontà di collaborazione del generale Moreau e della sua decisione di ridurre il contingente inviato a sud per rinforzare l'Armata di riserva. Dopo questa delusione, il 13 maggio Bonaparte ricevette invece notizia dell'arrivo in Francia, proveniente dall'Egitto, dell'abile generale Louis Desaix che egli sollecitò subito ad unirsi all'armata per partecipare alla campagna.
Dopo aver inviato un ultimo messaggio al generale Massena per spronarlo a prolungare al massimo la resistenza, Bonaparte mise in movimento le sue truppe il primo mattino del 15 maggio; si trattava di circa 50.000 uomini che egli aveva organizzato in corpi d'armata autonomi per facilitare il controllo e migliorare le possibilità operative. L'avanguardia, costituita da due divisioni e una brigata di cavalleria al comando del generale Jean Lannes, era già in movimento per raggiungere il passo del Gran San Bernardo. Il grosso dell'Armata di riserva era costituito dai due corpi d'armata del generale Claude Victor e del generale Guillaume Philibert Duhesme con altre quattro divisioni, mentre la retroguardia era costituita da una divisione francese, la brigata italiana del generale Giuseppe Lechi e la truppa scelta della Guardia consolare; il generale Gioacchino Murat guidava le forze di cavalleria; il generale Auguste Marmont comandava l'artiglieria, costituita da 48 cannoni.
L'avanguardia del generale Lannes, partita da Martigny, era in marcia verso Aosta; dietro seguivano, divise in cinque colonne, le altre divisioni. La marcia presentò grandi difficoltà legate al clima ed al terreno quasi impraticabile; estremamente arduo si rivelò il trasporto dei cannoni a causa della neve presente sul Gran San Bernardo e dell'asperità del pendio. Il generale Marmont superò le difficoltà facendo smontare i cannoni e trasportandoli all'interno di tronchi d'albero appositamente scavati, o impiegando slitte a rulli; gli affusti furono portati ciascuno su barelle da dieci soldati, mentre i carriaggi marciarono vuoti e i carichi furono trasportati a mano o sui muli.
La marcia dell'Armata di riserva si svolse principalmente di notte per limitare il rischio di valanghe; con un freddo molto intenso le truppe avanzarono nell'oscurità su una pista insidiosa per il ghiaccio presente in alcuni tratti e, nonostante questi ostacoli, i reparti proseguirono con grande rapidità; l'avanguardia del generale Lannes superò il valico posto a 2.473 metri.


Cosa rappresenta Napoleone a cavallo?

Il volto di Napoleone è fermo, sereno e assertivo mentre l'espressone del cavallo è spaventata, tesa. Il risultato di questa scelta è la rappresentazione di un condottiero dal carattere deciso e forte che riesce a domare la furia naturale e a trattenerne la tensione.

Quando Napoleone valica le Alpi?

Bonaparte valica le Alpi
Data
1848
Tecnica
olio su tela
Dimensioni
289×222 cm
Ubicazione
Museo del Louvre, Parigi
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Dove si trova il quadro di Napoleone a cavallo?

Le varianti del quadro con protagonista il cavallo di Napoleone ed il condottiero, si trovano in tutta Europa, ovvero: Una fu destinata allo Château de Saint-Cloud, ma oggi si trova al Castello di Charlottenburg, Berlino. Un'altra alla biblioteca di Les Invalides, ma oggi si trova al Palazzo di Versailles.

Chi dipinse il quadro di Napoleone?

Antonio Canova e bottega, Ritratto di Napoleone Bonaparte (1803-1822?; marmo, altezza 76 cm; San Pietroburgo, Ermitage). Tutti i dettagli che seguono appartengono a quest'opera.