Siamo come nella fotocamera interna o esterna

Gli scatti acquisiti con la fotocamera frontale dello smartphone abbiano sempre rovesciati, come se ci si trovasse dinanzi a uno specchio. Come risolvere e quali sono i motivi di questa scelta.

La maggior parte degli smartphone in commercio acquisisce le foto con la fotocamera frontale, quella per i selfie, così come appaiono nell'inquadratura.

In altre parole, quando si seleziona l'app Fotocamera e si agisce sull'icona per cambiare la fotocamera utilizzata (passando da quella posteriore a quella frontale), quanto apparirà sarà esattamente ciò che si vedrà nell'immagine che sarà prodotta dopo la pressione del pulsante di scatto.

Provate a scrivere il vostro nome su un foglio e a scattare una foto: con buona probabilità l'immagine apparirà come se fosse riflessa su uno specchio.

La soluzione più ovvia per risolvere il problema consiste nel portarsi nelle impostazioni dell'app Fotocamera quindi disattivare l'opzione Specchio fotocamera anteriore o similare (la corretta dizione potrebbe variare a seconda del dispositivo che state utilizzando).

Agendo su tale opzione la Fotocamera non salverà più l'immagine in versione specchiata.

Siamo come nella fotocamera interna o esterna

Alcuni smartphone offrono la possibilità di scegliere se salvare i selfie specchiati o meno quando si usa per la prima volta l'app Fotocamera.

Va tenuto presente che quando si è in procinto di scattare un selfie quanto visualizzato in anteprima risulterà ancora specchiato ma la versione salvata dell'immagine risulterà memorizzata nella forma corretta.

La modifica delle impostazioni dell'app Fotocamera non ha ovviamente alcun effetto sulle immagini che si fossero precedentemente acquisite.

Per togliere l'"effetto specchio" alle immagini già acquisite basterà usare un'app come Snapseed (sviluppata da Google), toccare Strumenti in basso quindi scegliere Ruota tra le tante icone proposte.

Siamo come nella fotocamera interna o esterna

La seconda icona da sinistra permette di specchiare la foto rendendola più "naturale". Per confermare la modifica basterà premere l'ultima icona a destra (segno di spunta). Toccando Fine in alto a sinistra l'intervento verrà memorizzato come file a sé.

Siamo come nella fotocamera interna o esterna

Da cosa scaturisce la scelta di proporre agli utenti che scattano selfie immagini "allo specchio"? La ragione è che l'immagine che gli altri vedono di noi non è mai quella che noi vediamo.

Siamo infatti abituati a guardarci ogni giorno allo specchio: quando ci laviamo i denti, ci pettiniamo, proviamo vestiti o ci trucchiamo. Ecco quindi che lo smartphone, per impostazione predefinita, si comporta allo stesso modo quindi propone l'acquisizione di un'immagine identica a quella che si vedrebbe dinanzi a uno specchio.

Tutto va bene finché nell'immagine non sono presenti elementi grafici, testi e scritte di vario genere: in questo caso è opportuno servirsi dell'apposita opzione che consente di specchiare di nuovo l'immagine. Altrimenti la foto così acquisita non risulterà adeguata se si volesse condividerla con altri utenti.

Se non fossero presenti testi nell'immagine da acquisire con la fotocamera frontale provate a fare più scatti con e senza l'opzione Specchio fotocamera anteriore abilitata: quasi certamente l'immagine che più vi piacerà sarà quella specchiata proprio perché è la stessa che vedete ogni giorno. Non siete abituati a vedervi come vi vedono gli altri.

Siamo come nella fotocamera interna o esterna
Siamo come nella fotocamera interna o esterna
In treno, giorni fa, una ragazza si rifaceva il trucco. Rimirandosi nel suo cellulare. Credo che sia normale, oggidì.

Tra i tanti accessori che il telefonino ha inglobato, rimpiazzato e reso inutile portarci dietro (agenda, rubrica, torcia elettrica, orologio, taccuino, registratore, navigatore, ovviamente fotocamera... proseguite voi) c'è infatti anche lo specchio da borsetta.

La ragazza si aggiustava il rossetto davanti all'occhio di vetro dello smartphone acceso in modalità fotografia selfie, e la cosa funzionava perfettamente. Si specchiava sul display come in uno specchio. Perché vi racconto questa banalità che sapete tutti?

Sì, magari voi ve ne sarete già accorti. Ma forse, come me, non ci avete mai dato tanto peso. Comunque, la cosa sta così: che il nostro fotofonino, quando ci guarda, ci mente. Perché fa finta di essere uno specchio, ma non lo è.

Ho cominciato a pensarci qualche tempo fa, avendo anche io bisogno di uno specchio per sistemarmi quel cerotto fastidioso che ho dovuto portare per un mese sul naso.

Come un selfie-maniaco, mentre lo facevo m'è venuta voglia di scattarmi un autoritratto ricordo. E ohibò, dopo il clic, sullo stesso schermo, il cerotto è passato di colpo dall'altra parte del naso.

Perché il fotocellulare è specchio solo fino a quando premiamo il pulsante di scatto della fotocamera. Allora succede una cosa che a noi sembra naturale, ma non lo è poi tanto: il telefonino cattura l'immagine e ce la mostra dritta. Non invertita come uno specchio, ma dritta come in una foto. Se alzo la mano destra, sul display sembra la sinistra, ma dopo lo scatto, nella foto che resta in archivio, torna la destra.

Sì, sì, vi vedo. La vostra faccia dice: embè? Embè un corno. Tra quel che mostra uno specchio e quel che mostra una foto la differenza è cruciale. Provate a leggere allo specchio la pagina di un libro: è illeggibile (tranne che per Leonardo da Vinci).

Sì, direte, ma la faccia, non importa... Ma la faccia un ri-corno. Non siamo simmetrici. La faccia che noi vediamo nello specchio non è affatto la faccia che vediamo in una fotografia (cioè la faccia che vedono gli altri).

Volete una riprova? In Internet trovate mille volte ripetuto l'esperimento dei ritratti "splittati", ovvero due ritratti della stessa persona uno fatto ribaltando specularmente la metà destra su se stessa, l'altro solo di due metà sinistre. Quasi sempre vi trovate di fronte due persone piuttosto diverse, due gemelli poco identici.

Non è che questo non conti nulla, sapete. Prima della fotografia, l'unico modo di conoscere il proprio volto era, appunto, lo specchio. Ma nello specchio, appunto, ci conosciamo solo specularmente. (Sì, c'erano i ritratti dei pittori: ma il grado di infedeltà della traduzione manuale li faceva apparire ancora più infedeli dello specchio).

Siamo come nella fotocamera interna o esterna
Ma in effetti, il dagherrotipo funzionava come uno specchio. Quindi, chi si rivedeva in una di quelle lastrine di metallo non vedeva esattamente il proprio volto. Eppure con lo "specchio dotato di memoria" furono realizzati milioni di ritratti che gli interessati trovarono sicuramente somigliantissimi.

Ci voleva una mente sveglia come quella di Mark Twain (ancora ragazzino) per svelare l'infedeltà speculare del dagherrotipo con un doppio salto mortale (si fece ritrarre tenendo in mano il suo nome vero, Sam, composto con caratteri tipografici, che nella realtà sono speculari e quindi nel dagherrotipo-specchio tornano "dritti").

Voglio dire che, per secoli se non per millenni, nell'era dello spoecchio sovrano, la consapevolezza del nostro volto era una consapevolezza "ribaltata" e c'era ben poco da fare, se non uno sforzo di fantasia, per immaginare come nella realtà ci vedevano gli altri. Solo da meno di due secoli la fotografia ci ha finalmente consentito di saperlo.

Ma improvvisamente è successa un'altra cosa, che ci ha riportato indietro di due secoli. Quella cosa, appunto, è il selfie. Di nuovo, quella faccia che ci mostra la fotocamera retroversa del fotocellulare tenuto davanti a noi col braccio teso come rabdomanti, quel volto non è quello reale, è solo la sua versione speculare.

E allora questa idea che noi produciamo i selfie per dare agli altri un'immagine di noi stessi di cui siamo in pieno controllo, ecco, vacilla un po'. C'è il selfie-specchio che programmiamo noi, ossia quello che vediamo nel display, e c'è il selfie-foto che vedranno gli altri quando lo metteremo sul social. E sono due volti diversi, spero che ora ne siate convinti tutti.

Dove voglio arrivare? A dire questo: che la presunta "ripresa di possesso del nostro volto", non più delegato allo sguardo di un altro fotografo, che sembrerebbe essersi realizzata con il selfie, è illusoria: è il possesso di un volto che non è veramente il nostro.

Quel volto che tu scatti vedendolo allo specchio, gli altri lo vedranno rovesciato in una foto. Resteranno due volti diversi.

Ignoto a me stesso è lo splendido titolo di un libro per il quale Leonardo Sciascia selezionò una galleria di ritratti fotografici di scrittori. Mai stato così vero come nell'era del ritratto al retrovisore.

PS IMPORTANTE. Mi informa via Facebook l'amica Sara Lando che Snapchat non ribalta specularmente l'immagine scattata con la fotocamera frontale. Ho verificato: è vero, la foto scattata resta speculare, come la vedi nel display prima di scattare, anche quando la condividi.

E lo stesso accade in Whatsapp e in Instagram se scatti dentro l'app con la fotocamera "retroversa". Mentre se scatti con la fotocamera del cellulare e poi condividi, condividi la foto ribaltata correttamente.

Insomma, i selfie fatti in-app tornano alla filosofia del dagherrotipo. Molto interessante...

Ma allora, qual è la nostra faccia social? Quella che abbiamo quando ci vediamo allo specchio o quella che abbiamo quando ci fanno una foto?

Avanzo una risposta. Le app ci vogliono lusingare, mostrandoci agli altri come noi ci piacciamo di più. E la nostra faccia speculare ci piace di più per un semplice motivo: la riconosciamo. È la stessa faccia che ogni mattina ci saluta dallo specchio del bagno. La più familiare.  Ed è diversa da quella che poi ci rivediamo in foto (che infatti spesso non ci paice), quindi anche da quella che vedono gli altri. E agli altri, nei selfie, preferiamo far vedere come ci vediamo noi, non come ci vedono loro.

A dispetto di quasi due secoli di ritratti fotografici, la nostra autocoscienza fisiognomica è ancora speculare. Siamo ancora tutti la regina cattiva davanti allo specchio delle brame.

Il problema è che, se noi ci riconosciamo nella nostra faccia speculare, gli altri ci riconoscono nella nostra faccia "dritta". Quindi l'immagine che io ho di me e quella che gli altri hanno di me non combaciani: neppire nell'era della fotografia. Il selfie che mando ai miai amici ha una faccia che i miei amici non conoscono. Allora, a cosa serve un selfie? A farci conoscere per quello che gli altri non sanno di noi?

Questo articolo era iniziato con una osservazione banale e scherzosa e sta forse scoprendo qualcosa di profondo, che ne dite?

Tag: Autoritratto, fotocellulare, fotofonino, Leonardo Sciascia, Mark Twain, selfie, smartphone, specchio
Scritto in condivisione, fotografie private, Go Digital, ritratto | 18 Commenti »

Come siamo realmente specchio?

Quando ci si trova davanti allo specchio ci si può sentire belli o meno belli, ma il sentimento che si ha non è reale, ma è filtrato. Ebbene sì, perché l'occhio con cui si guarda la nostra immagine riflessa non è obiettivo. Ma è comunque collegato al cervello che trasforma l'immagine riflessa in piacevole o no.

Cosa fare se non funziona la fotocamera dell'iPhone?

Riavvia l'iPhone, l'iPad o l'iPod touch. Testa di nuovo la fotocamera scattando una foto. Se il tuo dispositivo ha una fotocamera anteriore e una posteriore, controlla se una o entrambe non funzionano. Per passare da una fotocamera all'altra, tocca il pulsante di rotazione .