Ernia del disco l5 s1 quando operare

Il mal di schiena è un disturbo abbastanza comune, diverso è però il dolore legato all’ernia del disco, come ha spiegato il dottor Carlo Alberto Benech, neurochirurgo e Responsabile di Chirurgia Vertebrale III in Humanitas Cellini, ospite in studio a Tutta Salute su Rai3.

“Il disco intervertebrale è una struttura fibrocartilaginea posta tra una vertebra e l’altra con la funzione di fare da cuscinetto ammortizzatore perché il carico corporeo si scarica sulla schiena. Il disco è formato da due componenti: una parte centrale, chiamata nucleo polposo, e una parte periferica, l’anulus fibroso, che contiene il nucleo polposo.

Si parla di ernia del disco quando parte del nucleo polposo fuoriesce attraverso l’anello contenitivo, va nel canale vertebrale e confligge con le strutture nervose”, spiega il dottor Benech.

I diversi tipi di ernia del disco

“Le più frequenti sono le ernie discali lombari (circa il 65%), seguite dalle ernie discali cervicali (25%) e da quelle dorsali (10%). L’ernia discale lombare è la più frequente perché la zona lombare è quella più bassa ed è deputata a supportare la maggior parte del peso corporeo, quindi è più soggetta a usura.

Il dolore da ernia è del disco è un dolore molto forte, che brucia, che parte dalla zona centrale dell’area lombare e si irradia alle gambe. È un dolore molto caratteristico”, precisa il dottor Benech. 

Le varie fasi dell’ernia

Ci sono varie fasi dell’ernia:

  • Ernia protrusa, deformazione del nucleo polposo che si affaccia dall’anello.
  • Ernia contenuta, quando il nucleo polposo ha fatto breccia nell’anello contenitivo ma vi è ancora contenuto, per la presenza del legamento longitudinale posteriore.
  • Ernia espulsa, il nucleo polposo ha fatto breccia nell’anello contenitivo, nel legamento longitudinale e aggetta direttamente nel canale vertebrale libero, senza essere più in rapporto con il disco.

Come si effettua la diagnosi?

“La diagnosi si effettua mediante risonanza magnetica o TC del distretto interessato. Possono esserci esami aggiuntivi, come una radiografia della colonna, che verifica se le vertebre sono ben allineate. Può essere utile anche l’elettromiografia, un esame che studia la funzionalità dei nervi e dice quanto la radice nervosa compressa sta soffrendo.

Quando si scopre di avere un’ernia è necessario il riposo per almeno due/tre settimane, ciò non significa stare a letto, ma rallentare un po’ nello svolgere le normali attività ed evitare sforzi. È importante poi iniziare una terapia farmacologica con antinfiammatori o eventualmente cortisone. Occorre poi iniziare la fisioterapia per ridurre il dolore da contrattura lombare successiva all’ernia”, precisa lo specialista. 

Dalla terapia conservativa all’intervento chirurgico

“La stragrande maggioranza delle ernie guarisce spontaneamente perché il nucleo polposo è composto per il 90% d’acqua per cui l’ernia tende naturalmente a disidratarsi; questo processo di guarigione spontanea impiega tre mesi, quando il dolore dopo circa tre mesi di terapia conservativa (farmaci, riposo, fisioterapia) non è efficace si può pensare all’intervento chirurgico. Nel caso in cui la sintomatologia oltre al dolore comprenda anche disturbi del movimento, la chirurgia deve essere presa in considerazione ben prima.

Oggi la chirurgia si avvale di approcci percutanei, in cui non è necessaria l’incisione della cute perché si entra direttamente nel disco mediante un sondino e grazie alla guida radioscopica. All’interno del disco vengono inoculate alcune sostanze con lo scopo di vaporizzare il nucleo polposo, velocizzando così il processo di naturale disidratazione. Si tratta di un intervento eseguito in regime ambulatoriale e in anestesia locale, più rapido e meno invasivo per il paziente”, spiega il dottor Benech.

La prevenzione dell’ernia del disco

Per prevenire l’ernia del disco è consigliabile:

  • Adottare posture corrette, evitando di stare gobbi e contrastando la sedentarietà.
  • Praticare sport.
  • Evitare sforzi eccessivi.
  • Smettere di fumare.

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Ernia del disco l5 s1 quando operare
Tra le cause più comuni del mal di schiena e della sciatalgia, c’è senza dubbio l’ernia del disco (o “ernia discale”), per capire il meccanismo dietro questo disturbo bisogna prima farsi una domanda:

Cosa sono i dischi intervertebrali ed a che servono?

I dischi intervertebrali sono strutture anatomiche che si frappongono tra le varie vertebre della spina dorsale. Sono composti da un anello fibroso che contiene un nucleo polposo. Il loro ruolo è da una parte quello di distribuire in modo omogeneo le forze applicate alla colonna su tutta la superficie delle vertebre; dall’altra, quello di permettere movimenti di inclinazione, rotazione e scivolamento tra le vertebre adiacenti. Per alcuni motivi che tra poco vedremo, i dischi possono essere interessati da un’erniazione.

Cos’è l’ernia del disco e che significa ernia L5 S1?

L’ernia del disco compare quando il nucleo polposo fuoriesce dall’anello fibroso e si sposta verso le radici nervose della colonna vertebrale, creando così un conflitto disco-radicolare che può portare dolore. Il dolore, in realtà, può essere causato tanto dalla compressione diretta del nucleo polposo sulle radici nervose, quanto dall’insorgenza di un’infiammazione acuta, come un edema, ossia un accumulo di liquido sieroso che provoca un conflitto con il nervo. Le ernie possono interessare l’intera colonna, ma più di frequente si verificano nel tratto lombare tipicamente tra L5 ed S1 (cioè tra la quinta vertebra lombare e la prima vertebra sacrale), dando quindi origine a sciatalgie e a lombosciatalgie, con dolore che si irradia lungo tutta l’estensione del nervo sciatico, quindi dalla schiena fino alla porzione più distale delle gambe ed ai piedi. Esistono anche ernie dorsali (più rare) e cervicali, in quest’ultime, il dolore – oltre che al collo (cervicalgia) – si avvertirà anche lungo il braccio (cervicobrachialgia) e addirittura fino alla mano. In rapporto alla forza espulsiva del nucleo, e quindi in base alla gravità dell’ernia, si distingue tra ernie:

  • protruse: nella protrusione esiste uno “sfiancamento” del disco, che tende a sporgere, ma le fibre dell’anulus che lo circondano sono integre;
  • contenute: l’anulus è danneggiato quasi completamente, ma le fibre più esterne sono integre;
  • espulse: l’anulus è danneggiato completamente ed il disco sporge.

L’ernia espulsa viene divisa ulteriormente in:

  • ernia espulsa sottolegamentosa: è un’ernia che non ha rotto il legamento longitudinale posteriore (una sorta di rinforzo posteriore delle vertebre che le separa dal midollo spinale);
  • ernia espulsa translegamentosa: è un’ernia che invece ha rotto il legamento longitudinale posteriore.

L’ernia espulsa, in base alla sua localizzazione, può essere:

  • non migrata: non si è allontanata dal disco che l’ha prodotta;
  • migrata: si è allontanata dal disco che l’ha prodotta.

Possiamo quindi avere un’ernia espulsa migrata sottolegamentosa ed un’ernia espulsa migrata translegamentosa. L’ernia migrata può essere:

  • peduncolata: se ha mantenuto un contatto con il suo disco d’origine;
  • frammentata: se non ha mantenuto un contatto con il suo disco d’origine.

Le cause e i fattori di rischio dell’ernia al disco

Da dove ha origine un’ernia del disco? Innanzitutto diciamo che se il nucleo polposo del disco può “scivolare” verso l’esterno è perché c’è un cedimento delle strutture fibrose dell’anello che lo circonda. Ciò è dovuto a un processo degenerativo legato all’avanzare dell’età, a fattori genetici o ad altri fattori come vita sedentaria, fumo, peso eccessivo, etc. L’ernia, poi, può essere conseguente anche a sforzi importanti o a una cattiva postura.

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I sintomi dell’ernia del disco

Il sintomo principale di ernia discale è il dolore che viene in genere descritto come intenso e acuto e spesso peggiora quando raggiunge l’arto inferiore interessato. L’insorgenza del dolore per via di un’ernia discale può verificarsi improvvisamente o può essere preceduta da una sensazione di rottura o di scatto a livello della colonna vertebrale. Il dolore, diffuso o localizzato che sia, non è l’unico sintomo dell’ernia del disco. Ce ne sono altri che lo specialista valuterà prima di formulare una diagnosi. Tra questi compaiono:

  • ipovalidità muscolare, quindi debolezza dei muscoli;
  • alterazione della sensibilità: tipicamente i pazienti riferiscono una sensazione di intorpidimento o di formicolio;
  • alterazione dei riflessi osteotendinei.

Il dolore è ovviamente localizzato in base al disco erniato. Ad esempio l’ernia discale cervicale comporta dolore al collo e alla spalla, dolore irradiato al braccio, intorpidimento e formicolio al braccio o alla mano. Al contrario la più frequente ernia discale lombare darà gli stessi sintomi ma localizzati a schiena, glutei, gambe e piedi. Il dolore può essere diffuso, intenso e difficile da localizzare, oppure acuto, bruciante e facilmente localizzabile. In genere, il dolore alle braccia o al collo costituisce il primo segno di irritazione delle radici nervose dovuta a problemi alla cervicale. L’intorpidimento, il formicolio e la debolezza a livello muscolare possono essere sintomi di un problema più grave. Ernie a dischi lombari e sacrali determineranno un dolore che parte dalla zona lombare e si irradia alla gamba.

Diagnosi di ernia del disco

La diagnosi di ernia del disco inizia con l’esame obiettivo completo della colonna vertebrale, delle braccia e degli arti inferiori. Il medico dovrà esaminare la colonna vertebrale osservando la flessibilità, l’ampiezza dei movimenti e segni che suggeriscano un danneggiamento delle radici nervose o del midollo spinale a causa di un’ernia del disco. Al paziente può essere sottoposto uno schema che richieda di descrivere dettagliatamente sintomi come dolore, intorpidimento, formicolio e debolezza. Potrebbe essere necessario ricorrere ad accertamenti diagnostici strumentali, quali la radiografia o la risonanza magnetica (RM).

Quando si interviene chirurgicamente su un’ernia del disco?

Non tutte le ernie sono uguali e non tutte le ernie sono chirurgiche. Ci sono anche casi di ernie del disco totalmente asintomatiche. L’intervento chirurgico, comunque, non si valuta mai solo in base al dolore avvertito. È necessario studiare il danno che il nervo subisce a causa dell’ernia. In genere, si opta per la chirurgia se sono presenti deficit motori o importanti disturbi della sensibilità. Va purtroppo ricordato che non sempre la chirurgia riesce a dare gli effetti sperati ed i tipici dolori della sciatica potrebbero solo diminuire o addirittura aumentare dopo la chirurgia, in base alla gravità della situazione di partenza.

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Terapie conservative dell’ernia discale

Nei casi, fortunatamente più frequenti, che non siano presenti deficit motori o importanti disturbi della sensibilità, si propende per terapie di tipo conservativo (farmacologiche e ortesiche tramite l’uso di cinture lombari) e riabilitativo (fisioterapia, manipolazioni vertebrali, educazione posturale).

  • Cure conservative. Non tutti i pazienti che lamentano dolore al collo ed alla schiena necessitano di un intervento chirurgico. Infatti, la maggior parte dei soggetti trova sollievo dalla sintomatologia dolorosa grazie a terapie non chirurgiche come l’esercizio fisico, lo stretching, i farmaci ed i fitoterapici antinfiammatori, la fisioterapia e la chiroterapia.
  • Decompressione chirurgica. L’intervento chirurgico maggiormente praticato per la stenosi spinale cervicale è la foraminoctomia cervicale. Tale procedura è volta ad allargare il canale spinale per alleviare la compressione sul midollo spinale e ridurre sintomi, come formicolio e debolezza, osservati in caso di stenosi spinale.
  • Sostituzione discale artificiale. I dischi artificiali sono soluzioni protesiche concepite per sostituire il disco malato, rimosso dalla colonna, mantenendo però il movimento, la flessibilità e quindi la naturale conformazione biomeccanica della colonna vertebrale.
  • Chirurgia di fusione spinale. La fusione spinale consiste in un intervento chirurgico volto al trattamento delle condizioni degenerative della colonna vertebrale in genere. Mediante l’utilizzo di innesti ossei e strumenti, quali piastre metalliche e viti, questa procedura permette di fondere due o più vertebre adiacenti, con l’obiettivo di stabilizzare la colonna vertebrale e ad alleviare il dolore provocato dalla patologia degenerativa.

Ernia discale: in quanto tempo si guarisce?

E’ una domanda che tutti i pazienti ci fanno ma a cui è veramente difficile dare una risposta. Purtroppo non nascondiamo al lettore che una guarigione completa in caso di ernia discale è spesso una vera e propria utopia difficile da raggiungere, anche se ovviamente una vita sana, gli antinfiammatori, il supporto fisioterapico e lo stretching permettono – nella maggioranza dei casi – una diminuzione abbastanza marcata dei sintomi fastidiosi.

Ernia del disco L5 S1 e sciatalgia: rimedi ed esercizi

Per conoscere le cure naturali e gli esercizi utili ad alleviare il dolore cronico della temutissima ernia L5 S1, vi invitiamo a leggere questo articolo specifico: La sciatalgia ti blocca? ecco i rimedi e gli esercizi che ti salveranno!

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Dott. Emilio Alessio Loiacono
Medico Chirurgo
Direttore dello Staff di Medicina OnLine

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Come si opera ernia L5 S1?

Questo intervento consiste nella rimozione di una parte di osso chiamata lamina della vertebra. La lamina forma una barriera che protegge il midollo spinale e le radici nervose. La rimozione di una parte o di tutta la lamina aiuta il chirurgo a raggiungere l'ernia del disco.

Quanti giorni di degenza richiede un intervento di ernia al disco?

Si tratta di un percorso che nel caso di intervento chirurgico per ernia del disco lombare va iniziato non prima delle 12-14 settimane dall'intervento. Dopo il primo intervento, infatti, è necessario limitare l'attività fisica, mentre è consigliabile riprendere quella lavorativa entro 2-4 settimane.

Quando l'ernia lombare è da operare?

L'intervento chirurgico si rende necessario nei casi in cui le ernie del disco provocano gravi compressioni delle strutture nervose, causando deficit neurologici o dolore intrattabile.

Cosa non fare con ernia L5 S1?

Evitare tutte quelle posture prolungate in massima flessione ed estensione per non stressare troppo i dischi; Eseguire una ginnastica posturale mirata ad elasticizzare tutti i muscoli della colonna ed a rafforzare erettori della colonna ed addominali.