Mettere un genitore in casa di riposo

Non è mai facile dire “non ce la faccio”, ammettere di essere arrivati ad un punto in cui la situazione è diventata talmente complessa da non riuscire più a gestirla da soli. In qualunque ambito della nostra vita, dal lavoro alla routine quotidiana.
La situazione si complica ulteriormente quando si ha a che fare con la cura di un proprio famigliare sia da parte di un consorte che, improvvisamente, si trova a doversi occupare del proprio compagno o compagna oppure da parte di un figlio che deve riorganizzare la propria vita per prendersi cura di chi l’ha cresciuto.
Le due discriminanti che portano alla scelta di dover far entrare il proprio caro in una casa di riposo sono: una crescente e immediata perdita di autonomia oppure il bisogno di un aiuto specializzato e competente costante.
In questi casi, quindi, il caregiver da solo non basta più: si rende necessario rivolgersi ad una struttura assistita che somministrerà cure specialistiche per l’assistito, 24 ore al giorno.

Ma quali altri segnali possono suggerire che il momento giusto è arrivato?

1. DETERIORAMENTO FISICO

Da sempre, il peggioramento delle condizioni fisiche di una persona, di qualunque età, è il primo campanello di allarme per valutarne lo stato di salute

Basta un semplice contatto fisico, come un abbraccio, o un’occhiata più attenta del solito, per accorgersi se una persona è dimagrita troppo e velocemente: questo potrebbe essere dovuto a qualche patologia non ancora diagnosticata, nei casi più estremi, oppure essere solo il segnale che non si riesce più a provvedere da soli al proprio sostentamento.

Altri segnali, più evidenti, possono essere legati all’aspetto esteriore: è utile, quindi, notare se il proprio caro mostra segni di trascuratezza nel vestire, (abiti stropicciati, scuciti, non puliti) o se dimentica di pettinarsi o farsi la barba.

2. PERDITA DI AUTONOMIA

La perdita di autonomia in un anziano, è una conseguenza naturale del ciclo della vita. Se però la persona vive da sola, e questo processo accelera improvvisamente, è comune, per un caregiver, non accorgersene subito.

L’autonomia abbraccia diversi aspetti della vita quotidiana e ruota principalmente intorno alla parola “gestione”:
delle medicine, in orari e quantità stabilite dal proprio Medico di Medicina Generale (medico di famiglia) o da uno Specialista
dei soldi, inteso come giusto utilizzo della propria pensione nelle spese quotidiane e nei rapporti con la banca
dei conti e delle bollette da pagare
dei propri pasti, con la giusta alternanza di prodotti già pronti e prodotti freschi, per una dieta varia ed equilibrata
della propria automobile, se ancora in grado in guidarla.

Se la gestione della maggior parte di queste attività non viene compiuta autonomamente, vivere da solo può diventare un rischio per la salute dell’anziano stesso.

3. MANCANZA DI CURA PER LA CASA

Una casa trascurata è uno dei primi indizi da tenere sotto controllo: pattumiere non svuotate, sporcizia, accumulo di giornali impilati e non buttati, fino alla mancanza di cura di piante o animali, nel caso ci fossero.

Dopo una perlustrazione generale dell’abitazione, si consiglia di soffermarsi in cucina.
E’ importante controllare i prodotti alimentari, nella dispensa o dentro al frigo, in particolare: se ci sono prodotti scaduti, se uno stesso alimento è stato acquistato in grande quantità, se c’è qualcosa di fresco o se vengono comprate solo soluzioni precotte o confezionate.
Attenzione anche agli elettrodomestici e gli utensili più usati, se ce ne sono di rotti o di bruciati.
Il rischio, infatti, è che la persona incorra sempre più spesso in piccoli incidenti domestici (come lasciare le padelle sul fuoco, non collegare bene le spine degli elettrodomestici), che possono essere molto pericolosi senza la supervisione continua di un caregiver.

4. INESISTENZA DI UNA VITA SOCIALE

Il modo in cui una persona anziana si relaziona nella società, rispetto a prima, è sicuramente un segnale fondamentale da tenere in considerazione.
E’ molto frequente, infatti, che chi vive da solo possa tendere, nel tempo, ad isolarsi e a chiudersi in casa, evitando di incontrare gli amici o frequentare posti o attività che lo rendevano felice.
L’aver abbandonato anche piccole attività che venivano svolte abitualmente, come leggere un libro, cucire, andare a comprare il pane, sono spesso sintomatici di una patologia depressiva, che non va trascurata.
Se a questo si aggiunge un carattere diventato improvvisamente aggressivo o scontroso o, al contrario, completamente apatico, è un ulteriore segnale che la persona non possa più essere lasciata a casa da sola.

5. PERDITA DI ATTENZIONE

Un altro grosso elemento da non trascurare, riguarda la perdita di attenzione del proprio caro, sia di ciò che gli viene comunicato, sia delle cose dette o fatte dalla persona stessa. Queste dimenticanze possono riflettersi negativamente nella gestione della vita quotidiana.
Non ricordarsi, per esempio, di aver mangiato, di aver preso le medicine negli orari corretti, di andare alle visite dal medico o agli appuntamenti fissati, può diventare una situazione, di conseguenza, pericolosa per la salute di una persona che vive da sola.

6. CONDIZIONI DI SALUTE DEL CAREGIVER

Ultimo punto, ma fondamentale, riguarda la salute del caregiver stesso e il livello di stress a cui viene sottoposto a causa di questa situazione.
La vita di un famigliare che si prende cura di un proprio caro, è dominata dalla paura di fare scelte sbagliate, di non accorgersi dei peggioramenti e di non assisterlo abbastanza. A questo si aggiunge il senso di colpa nel doverlo far entrare in una residenza assistita, a causa soprattutto dei luoghi comuni che la circondano, tema già trattato nell’articolo “Residenze assistite: 4 luoghi comuni da sfatare“.
Ammalarsi non fa bene al proprio caro, che avrà sempre bisogno di tutto l’aiuto e l’affetto del caregiver: è importante fermarsi un passo prima di crollare e valutare una soluzione diversa, come l’ingresso in una casa di riposo, che sappia affrontare nel modo migliore i suoi bisogni e le sue necessità.

Quando si porta un genitore in casa di riposo?

Le due discriminanti che portano alla scelta di dover far entrare il proprio caro in una casa di riposo sono: una crescente e immediata perdita di autonomia oppure il bisogno di un aiuto specializzato e competente costante.

Quanto costa mettere un anziano in casa di riposo?

Come abbiamo visto, la tariffa media giornaliera delle Residenze sanitarie assistenziali è di 112,60 euro mentre quella della RSA Alzheimer/demenze è di 127,71 euro, con variazioni enormi fra una regione e l'altra non sempre giustificate dai diversi standard assistenziali del personale adottati.

Chi paga la retta della casa di riposo se la pensione non basta?

Chi paga la retta della casa di riposo se la pensione non basta? L'anziano o la persona disabile che richiede l'accesso ai servizi di una casa di riposo deve, ovviamente, pagarne la retta mensile.

Come convincere un anziano ad andare in casa di riposo?

Bisogna avere un dialogo aperto, far emergere le eventuali paure, i timori, i dubbi e dare delle risposte concrete. Potrebbe essere utile, ove possibile, far visitare la struttura in modo da dare un'idea chiara e reale dell'ambiente, dell'atmosfera che si respira all'interno e dei servizi offerti.