Perché il latte fa male agli adulti

Il latte come fonte di calcio per le ossa. Il latte è tra gli alimenti più ricchi di calcio, un minerale essenziale per la salute delle ossa perché aiuta a prevenire l’osteoporosi insieme ad altri fattori. Ma il latte è una fonte insostituibile di calcio? E l’apporto di calcio con il latte e i suoi derivati deve accompagnare tutto il corso della vita di uomini e donne o è particolarmente indicato in alcune fasi? Da adulti è necessario?

Sull’efficacia dell’assunzione di latte dopo il periodo dello sviluppo, si è aperto un dibattito nella comunità scientifica. Alcune ricerche negli ultimi anni ha portato nuove evidenze sugli effetti dell’assunzione di latte sull’organismo. Una ricerca del 2013 della Harvard University (Stati Uniti) ha criticato le linee guida americane che indicano in tre tazze per adulti e adolescenti dai 9 ai 18 anni, la quantità giornaliera di latte scremato o parzialmente scremato. Questo perché il latte a ridotto contenuto di grassi animali ha però un apporto molto alto di zuccheri e ciò potrebbe contribuire alla diffusione dell’obesità negli Stati Uniti. L’autore della ricerca dice che l’uomo non ha necessità nutrizionali di bere latte e che il calcio può essere assunto da altre fonti.

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Altri studi hanno preso invece preso in esame il consumo di latte e il rischio di fratture. Una ricerca del 2014, pubblicata su British Medical Journey e condotta su oltre 100mila uomini e donne svedesi, ha concluso associando l’alto consumo di latte a un aumento del rischio fratture tra le donne. Tuttavia, sottolineano i ricercatori, i dati devono essere interpretati con cautela data la natura osservazionale dello studio.

Nello stesso anno una ricerca uscita su Jama Pediatrics ha sostenuto che il rischio di frattura all’anca negli uomini sale del 9% per ogni bicchiere di latte in più consumato in adolescenza. L’associazione però è attenuata se si prende in considerazione il peso corporeo. Infine, il consumo di latte da adolescenti non è associato invece – dice ancora lo studio – al rischio fratture dell’anca nelle donne.

Il latte in età adulta è indispensabile, consigliato o controindicato?

«Bere latte anche in età adulta può essere utile per raggiungere il fabbisogno di calcio (1000 mg/die – LARN 2012), minerale prezioso per la salute di ossa e denti e per la regolazione del metabolismo osseo, ma non è totalmente indispensabile. Sardine, crostacei e molluschi, cicoria, cavoli, broccoli, indivia, bieta, semi di sesamo, aringa, soia, fichi, asparagi, farina di segale, mandorle, avena, amaranto in chicchi: sono alimenti che contengono buone fonti di calcio, insieme alle acque calciche, e che possono essere introdotti nell’alimentazione per soddisfare il fabbisogno di questo nutriente», risponde la dottoressa Manuela Pastore, dietista dell’ospedale Humanitas.

È necessario che il consumo di latte sia costante da bambini e da adolescenti per prevenire l’osteoporosi?

«Fra i vari fattori nutrizionali che possono contribuire al raggiungimento del picco di massa ossea, cioè il livello più elevato di massa ossea raggiunto da un individuo durante la vita, l’apporto di calcio e vitamina D sembra svolgere il ruolo più importante. L’acquisizione di un ottimale picco di massa ossea sembra essere efficace per la prevenzione dell’osteoporosi e, poiché il latte ed i suoi derivati rappresentano le principali fonti di calcio, il loro consumo è da garantire soprattutto durante l’età evolutiva, eventualmente nella forma senza lattosio in caso di provata intolleranza».

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Il consumo di latte previene il rischio fratture?

«Il rischio di fratture, così come il rischio di sviluppare l’osteoporosi, non dipende solamente dalla dieta e dall’assunzione di latte. Ci sono numerosi fattori che possono contribuire alla riduzione del rischio, come l’assetto ormonale, il peso corporeo, l’attività fisica e l’esposizione solare. Associare il consumo di un singolo alimento alla riduzione di rischio può non essere sufficiente, soprattutto dal momento che esistono studi che riportano risultati contrastanti. Riguardo a ciò, è più importante un’alimentazione equilibrata e varia, piuttosto che concentrarsi su un singolo alimento».

Il consumo di latte, con gli zuccheri, i grassi e le proteine contenuti, può essere un fattore di rischio per la salute dell’organismo?

«Una dieta equilibrata in cui latte e latticini vengano consumati con moderazione non può determinare un fattore di rischio per la salute. Riguardo al latte, bisognerebbe prediligere quello fresco di alta qualità oppure fresco parzialmente scremato al fine di controllare l’apporto lipidico e, nel caso di intolleranza, utilizzare la versione senza lattosio. Infine, bisognerebbe evitare di bere latte durante i pasti, come è d’abitudine fare nei Paesi anglofoni, e destinarlo esclusivamente alla colazione od eventualmente alla merenda».

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Perché è meglio non bere il latte?

Carenza di ferro: il latte ha un contenuto in ferro quasi nullo (0.2 mg/100 mg), inibisce l'assorbimento del ferro da altri cibi ed è responsabile di perdite di sangue dal tratto intestinale, che contribuiscono a ridurre i depositi di ferro dell'organismo.

Quanto latte deve bere un adulto?

Quanto latte assumere Secondo gli esperti nutrizionisti, l'apporto consigliato è di tre porzioni al giorno fra latte e yogurt, per una quantità complessiva di circa 350 ml; tre porzioni alla settimana di formaggi, freschi (circa 100 grammi a porzione) o stagionati (non più di 50 grammi a porzione).

Perché il latte fa male al fegato?

Il latte fa male al fegato Il problema è l'eccesso di proteine contenuto nel latte. Tutte le proteine e proteine devono essere “trasformate” nel fegato in carboidrati o grassi. Per fare questo vengono prodotti dei residui acidi trattati dal rene. L'acidosi che si produce può contrastare l'attivazione della vitamina D.

Chi deve evitare il latte?

Proponendo un latte diverso a un neonato, lo si sottopone a un elevato rischio per la salute. Un bambino, ad esempio, non deve assolutamente bere latte vaccino (o di altro animale) nelle prime settimane di vita. Il rischio maggiore (ma non l'unico) è di un carico proteico eccessivo e conseguente danno renale.