Antinfiammatori intestinali Apparato gastroenterico: da cosa è composto? Show
Apparato gastroenterico: da cosa è composto?L’apparato gastroenterico è il sistema complesso che regola l’assorbimento delle sostanze vitali per l’organismo.
Conosciuto anche come apparato digerente, esso si divide in varie parti, ciascuna delle quali assolve una funzione precisa. A questo percorso, assimilabile ad un lungo tubo ricco di anse, di restringimenti e di
espansioni, afferiscono gli umori di altri organi secretori, come il fegato, la cistifellea, il pancreas. Alla fine del processo una parte degli elementi nutrienti viene distribuita alle cellule tramite il sangue mentre un’altra parte viene accumulata nei tessuti come riserva per le emergenze. Le sostanze di scarto invece vengono avviate verso il colon ed espulse all’esterno. Ruolo della mucosa, quanto è spessa?Una sezione orizzontale dell’apparato gastro-intestinale evidenzia grossolanamente la presenza di quattro strati concentrici chiamati tonache. Le due tonache più interne sono costituite proprio dalla mucosa e dalla sottomucosa. La mucosa dunque è la prima membrana ed è quella che entra direttamente in contatto con gli alimenti. Il ruolo della mucosa è quello di assorbire gli elementi nutritivi, secernere succhi ed enzimi fondamentali e agevolare la digestione dei cibi. Chiedersi quanto è spessa la mucosa non è una domanda banale perché essa è formata da quattro strati. Si tratta in pratica dell’epitelio, della membrana basale, della lamina e della mucosa muscolaris adibita alla peristalsi. Essa è presente in vari tratti del tubo digerente e la sua natura si modifica in funzione dell’attività che deve svolgere in ciascuno dei segmenti. Ad esempio nello stomaco deve essere in grado di resistere al PH acido, mentre
nel tenue deve possedere grandi capacità di assorbimento e nel crasso riuscire a regolare la quantità dei liquidi. Per questa ragione lo spessore parietale dell’intestino è differente a seconda del tratto e varia tra i 3 e i 5 millimetri in situazione di normalità, mentre in condizioni di patologia intestinale avanzata può superare i 7 millimetri. Differenza tra gastroenterico e gastrointestinaleLa differenza tra gastroenterico e gastrointestinale spesso genera confusione. In molti casi infatti i due termini vengono scambiati tra loro e indicano tutto il tratto digerente. Volendo essere pignoli però mentre con il termine gastroenterico si fa riferimento a tutto il sistema digerente, dal cavo orale all’ano, la parola gastrointestinale in genere definisce solo l’apparato digerente vero e proprio escludendo bocca ed esofago. Si tratta comunque di una tendenza che ha dominato il precedente periodo della ricerca medica. Una ricerca che oggi invece sta lentamente tornando alle origini e riconosce il valore digestivo anche della funzione orale ed esofagea. Quindi a conti fatti puoi tranquillamente considerare i due termini come sinonimi. Cosa sono gli ASA e quando si usano i farmaci con questo principioL’acido acetilsalicilico è la composizione realizzata in laboratorio dei principi terapeutici contenuti in alcune elementi del salice, già conosciuto come anti-febbrifugo e antinfiammatorio sin dall’antichità. Quindi se ti capita di incontrare questo acronimo e ti chiedi cosa sono gli ASA e quando si usano i farmaci con questo principio, sappi che si tratta di un farmaco antinfiammatorio non steroideo utilizzato come antipiretico, analgesico, antinfiammatorio e antiaggregante delle piastrine. Il suo uso come antiaggregante aumenta la fluidità del sangue ed evita la formazione di coaguli nei vasi sanguigni e il conseguente infarto cardiaco. Mentre come antinfiammatori gli ASA vengono impiegati nei malesseri intestinali perché riducono l’infiammazione. Gli antinfiammatori intestinali si usano per la diarrea?Gli antinfiammatori intestinali si usano per la diarrea solo nel caso in cui questa sia un sintomo rivelatore di una situazione di malessere intestinale dovuto ad un’infiammazione. Alcune malattie infiammatorie che attaccano l’apparato digerente in alcuni casi arrivano anche a cronicizzarsi e rientrano nella categoria MICI, acronimo che indica le Malattie Infiammatorie Croniche Intestinali. Le malattie infiammatorie cronicheTra le malattie infiammatorie croniche più diffuse ci sono sia la malattia di Crohn che la rettocolite ulcerosa. Queste malattie alternano le fasi acute ai periodi di latenza, che possono essere anche abbastanza prolungati. I sintomi di ciascuna sono abbastanza differenti per cui non è difficile capire con quale delle due si ha a che fare e, di conseguenza, come intervenire per alleviarla. Con quali si può convivere meglio e con quali si fanno più rinunceUna dieta alimentare adeguata è fondamentale sia nel caso si sia affetti dalla rettocolite ulcerosa che dal morbo di Crohn. La dieta infatti, insieme ad una regolare attività fisica, aiutano a mantenere uno stile di vita sano e mettono il fisico in condizione di affrontare meglio le fasi di riacutizzazione della malattia. Quindi pochi grassi saturi ed alcoolici, pochi latticini e preferibilmente magri, predilezione del pesce rispetto alle carni, eliminare spezie e caffè e mangiare un’adeguata quantità di fibre (tranne che in fase
acuta). Differenza tra Crohn e colite ulcerosaLa differenza tra Crohn e colite ad esempio è abbastanza evidente per quello che riguarda i sintomi
rivelatori. La malattia di Crohn infatti è capace di fare insorgere scariche diarroiche prolungate che durano a volte anche un mese. Queste scariche sono regolarmente accompagnate da dolori intestinali e forti crampi, manifestazioni febbrili persistenti, dolori articolari, sangue nelle feci e perdita di peso. Questa malattia colpisce generalmente l’ultimo tratto del tenue e il colon, provocando
ulcerazioni sparse, restringimenti e fistole intestinali. Anche nelle forme più moderate è possibile riconoscere il Crohn effettuando dei controlli regolari. Per quello che riguarda la colite ulcerosa i sintomi extra-intestinali sono molto più rari e si manifestano solo per il 35% dei casi. Le scariche invece sono talmente violente e abbondanti da causare anche la disidratazione e sono regolarmente cariche di sangue.
Questa malattia colpisce principalmente il colon retto e se non curata può creare delle lesioni irreversibili e lo sviluppo di cellule maligne nei tessuti più colpiti. Le indagini però è bene vengano sempre precedute da un’analisi
delle feci chiamata “calprotectina fecale”. In ambito naturale il lavoro è più complesso, poichè si mira a chiarire le origini organiche e psicoemotive della patologie, ed intervenire in seguito attraverso una dieta personalizzata anche su eventuali intolleranze alimentari, l’utilizzo di fitoterapici specifici ad azione antinfiammatoria e ricostituente le ulcere enteriche, e probiotici mirati a riequilibrare la flora batterica alterata. Perché l’intestino si infetta?A volte capire perché l’intestino si infetta può essere complicato anche per lo specialista. Generalmente le responsabilità vengono affibbiate ad uno dei tanti virus da cui siamo circondati, preso
attraverso il cibo o l’aria inquinata. Purtroppo, quando si è costretti a fare ricorso ad una terapia invasiva, come quella antibiotica o un’immunosoppressiva, il primo a farne le spese è proprio il sistema immunitario. Intanto ovviamente esiste una lista quanto mai nutrita di batteri capaci di infettare l’intestino, nei confronti dei quali vengono adoperate delle terapie farmacologiche mirate. Vediamo allora quali di essi sono maggiormente implicati nelle infezioni intestinali. Cause dell’infezioneLe cause dell’infezione intestinale, almeno quelle più comuni, sono da attribuire ad alcuni virus. Tra questi c’è la Salmonella, ad esempio, oggi sempre più presente in carni infette e in alcuni insaccati. Poi c’è
l’Escherichia Coli e Helicobacter Pylori. Oppure questa infezione può essere causata dal Rotavirus, dall’Adenovirus, dal Campylobacter o dal Clostridium. Quando si parla di flogosi dell’intestino?Quando si va da un gastroenterologo o si visita una pagina dedicata alle malattie dell’apparato digerente è facile imbattersi in termini non sempre immediatamente comprensibili. Quando si parla di flogosi dell’intestino, ad esempio, vuol dire che il paziente è affetto da un’infiammazione intestinale. La flogosi intestinale infatti è un’espressione che identifica la presenza di un’infiammazione utilizzando un termine della lingua latina, “phlogos” appunto, che significa “fiamma”. Una maniera più scientifica di identificare una modifica sostanziale dell’attività delle cellule, che si verifica in una zona del corpo, compromessa a causa dell’aggressione di un fattore esterno. Differenza tra antibiotico e antinfiammatorioLa differenza tra antibiotico e antinfiammatorio è sostanziale. Vediamole. L’antibiotico inibisce la biosintesi macromolecolare, il che vuol dire che attacca degli organismi viventi, come i batteri, evitando che si diffondano. Il guaio purtroppo è che l’antibiotico, per quanto possa essere mirato, finisce con l’attaccare anche degli organismi utili come la flora batterica intestinale. Di contro l’uso degli antibiotici si è dimostrato essenziale in molti casi per salvare vite umane. L’antibiotico nasce dalla geniale intuizione di Alexander Fleming e Mary Hunt che scoprirono la capacità portentosa delle muffe di aggredire i batteri e crearono il primo antibiotico, la penicillina. Oggi gli antibiotici, perfezionati da lunghi anni di sperimentazione e ricerca, vengono prodotti in modo da colpire solo alcuni ceppi specifici. In questo caso si parla di antibiotici a spettro ristretto. Quelli a largo spettro invece vengono utilizzati per aggredire massicciamente l’infezione. Gli antinfiammatori invece vengono utilizzati per contrastare un’infiammazione. Infatti, anche se l’infiammazione è una reazione naturale dell’organismo che cerca di evitare il prolificare di un’insorgente infezione batterica, in molti casi uno stato infiammatorio prolungato diventa tanto insopportabile quanto dannoso. Gli antinfiammatori si dividono in cortisonici e non steroidei. I più importanti antibiotici intestinaliSecondo il parere del Prof. Francesco Scaglione del Dipartimento di Farmacologia dell’Università di Milano, espresso durante il 35° Congresso Nazionale della Società Italiana di Farmacologia tenutosi a Bologna nel settembre 2011, per affrontare un’infezione
intestinale occorre che l’azione battericida si attivi non solamente nel lume ma che aggredisca anche la mucosa. Durante i lavori del medesimo Congresso ha suscitato notevole interesse anche il parere dei dottori Carmelo Scarpignato ed Eleonora Mazzeo, del Laboratorio di Farmacologia Clinica dell’Università di Parma, che hanno messo a confronto gli amino glicosidi e la rifaximina. Quest’ultima non solo è risultata più efficace nell’attività contro i Gram-positivi ma è riuscita a contrastare con ottimi risultati anche i batteri anaerobi. Inoltre la rifaximina è risultata capace di superare le barriere resistive dei batteri senza indurre particolari effetti indesiderati, anche grazie al suo bassissimo assorbimento sistemico. Asacol
invece, spesso considerato erroneamente un antibiotico, rientra nella categoria degli ASA ed ha effetti antinfiammatori. Si tratta di un farmaco che contiene la mesalazina ed è possibile reperirlo presso i presidi farmaceutici sotto forma di compresse gastroresistenti e capsule a rilascio modificato. La formulazione in supposte invece si usa per la colite ulcerosa a livello rettale. È possibile trovare anche Asacol schiuma, realizzata appositamente per raggiungere le parti distali dell’intestino, dal colon trasverso fino al sigma e all’ampolla rettale. Asacol si usa sia nelle fasi attive della malattia che a scopo preventivo. Quando però la mesalazina viene impiegata per contrastare un’attività ulcerosa particolarmente avanzata è sempre bene associarla a dei farmaci di natura cortisonica. La Kijimea invece è un integratore alimentare a base di Bacillum Bifidum MIMBb75. Si tratta di un ceppo di bifido-batteri molto particolari, poichè capaci di contrastare gli effetti sintomatici del colon irritabile. Una capacità che, tra l’altro, è stata
confermata dai test di laboratorio, sia come efficacia che come costanza nella risposta. Quindi se vuoi sapere quando si usa la Kijimea sappi che essa viene prescritta
come rimedio del colon infiammato, ed anche in caso di meteorismo e flatulenze, dolori addominali, stitichezza e diarrea. Con il morbo di Crohn si possono prendere gli antinfiammatori?Con il morbo di Crohn si possono prendere gli antinfiammatori di tipo ASA, come la mesalazina oppure gli steroidi, sempre con azione antinfiammatoria. Si tratta infatti di una malattia che si manifesta a fasi alterne, molto difficile da debellare e che spesso costringe chi ne è affetto a ricorrere ad una soluzione drastica, come un’operazione chirurgica. Il Crohn colpisce soprattutto l’Ileo e il Colon, creando stenosi e lesioni anche negli organi collocati attorno alla parte lesa. Quasi la metà di coloro che in Italia soffrono di infiammazioni intestinali croniche, secondo le indagini delle Associazioni interessate, sono affetti dal Morbo di Crohn. I disinfettanti intestinaliTra i migliori disinfettanti intestinali naturali ci sono gli agrumi, ricchi di liquidi e sali minerali, indispensabili durante le crisi di mal di pancia con diarrea continua. Ma da un po’ di tempo a questa parte è stato collocato tra i disinfettanti intestinali anche il polidimetilsiloxane che è un composto di acqua e molecole di silicio. Questo principio attivo viene considerato capace di creare una struttura che si lega ai componenti patogeni, che vengono identificati in base al loro peso molecolare. Una cosa che ha lasciato molteplici dubbi negli studiosi che si chiedono come faccia realmente il polidimetilsiloxane a identificare gli agenti nocivi e a non rimuovere gli elementi benefici. Infine è proprio l’EFSA, l’Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare, a catalogare il polidimetilsiloxane come semplice integratore alimentare. I suoi effetti salutari infatti non sono verificabili in quanto mancano i risultati, raccolti sia in laboratorio che sui pazienti trattati. Trattandosi alla fin fine di un silicone, giudicato inadatto anche per la creazione di protesi mammarie, cui è stata aggiunta una molecola organica per consentirgli di aggrapparsi agli organismi, probabilmente è meglio disinfettare l’intestino con altri sistemi. Ad esempio gli enteroclismi e il lavaggio del colon sono ottimi e risultano tra i disinfettanti i più diffusi e innocui. Ma si può lavare l’intestino anche con i succhi e gli estratti di frutta e verdura, oppure assumendo semi di lino, i semi di chia o lo psillio. Molto usata è anche la zeolite vulcanica, che assorbe gli elementi tossici e remineralizza l’intestino. Se invece bisogna ricorrere ad un lassativo si possono usare i sali di Epsom. Si tratta in pratica di un solfato di magnesio che ha lo stesso effetto delle purghe degli antichi cerusici. E infine è importante anche riuscire a evacuare al meglio. Per agevolare l’evacuazione infatti si dovrebbe assumere una posizione che si avvicini il più possibile a quella naturale, cioè quella accovacciata utilizzata nei bagni alla turca. Per farlo si trovano in commercio dei dispositivi che si installano sulla normale tazza del WC e permettono di assumere la posizione adatta. Vediamo tra questi rimedi cos’è e come funziona l’idrocolonterapia. IdrocolonterapiaL’idrocolonterapia consiste in un lavaggio del colon con acqua tiepida, a pressione bassissima, usando preferibilmente acque vive e ricche di sostanze minerali benefiche, come quelle di una fonte termale. Il lavaggio, effettuato con un macchinario adatto ed effettuato da personale medico competente, serve a rimuovere dall’intestino residui fecali in stagnazione e una parte dei germi che contribuiscono alla putrefazione del digerito. Si tratta di una pratica antica, di cui si trova traccia anche nelle pratiche di medici egizi, greci e romani. Una pratica sempre raccomandata in caso di disturbo intestinale e spesso più efficace di quanto normalmente non si creda. Un sistema di pulizia dell’intestino semplice ed indolore, che arriva a rimuovere totalmente i residui anche negli spazi meno agevoli come le anse intestinali, spesso causa di forte dolore. Cosa sono le anse intestinali e che dolori provocanoPer capire cosa sono le anse intestinali e che dolori provocano devi sapere che la iperalgesia intestinale è quella condizione patologica che colpisce l’intestino, gonfia le anse intestinali e causa un dolore diffuso. Un dolore che può essere dato anche da una motilità intestinale irregolare. In molti casi un’ecografia accurata, agevolata dall’introduzione nel segmento di una minuscola sonda, è sufficiente a rivelare la presenza di residui fecali o gas nell’intestino e in particolar modo nelle anse. Ciò crea quella che viene definita distensione addominale, visibile all’esterno come pancia gonfia. Un sintomo che può nascondere oltretutto più di una causa, per cui è sempre meglio verificarne con attenzione la natura. A questo punto i dolori vanno attribuiti almeno a due ragioni. La prima è meccanica ed è dovuta proprio al gonfiore delle anse, quale che ne sia la causa, se aria o un corpo estraneo. L’altra invece è psicologica e dipende dalla innaturale accentuata sensibilità alla motilità intestinale. Questa può dipendere sia dallo stress che da una condizione di prostrazione psicologica, manifestatasi a causa di un evento particolarmente negativo. In questi casi per ridurre il dolore spesso è sufficiente l’uso di un farmaco dagli effetti rilassanti e blandamente analgesici. La Mesalazina funziona?La mesalazina rientra tra i farmaci del tipo 5 ASA ed è indicato per il trattamento degli stati infiammatori. Il suo effetto non è specificatamente antidolorifico ma, riducendo l’infiammazione, di conseguenza allevia i sintomi dolorosi causati dagli spasmi. Quindi se ritieni che la mesalazina funziona direttamente contro il dolore e non ottieni il risultato che ti aspetti, allora è meglio che tu assuma anche un antidolorifico specifico, preferibilmente consigliato dal tuo medico curante. () Ha effetti collaterali o secondari gravi?La mesalazina, come altri farmaci di natura chimica, ha effetti collaterali e secondari che in alcuni
casi possono essere anche gravi. Questa è una delle ragioni per cui, nell’assunzione di farmaci di qualsiasi genere, è importante seguire il parere del proprio medico, che conosce perfettamente la nostra situazione clinica. La mesalazina, tra l’altro, possiede un’azione topica e non sistemica. Ciò vuol dire che per prolungare il suo effetto essa va trattata con dei meccanismi ritardanti, in modo che la sua efficacia si distribuisca meglio sia nel tempo che lungo i
tratti intestinali. In questi casi spesso viene utilizzata la mesalazina in capsule a rilascio controllato, nel periodo temporale delle 6 – 12 ore. Oppure compresse a rilascio pH-dipendente, capaci di raggiungere la parte terminale dell’Ileo, da somministrare ogni 8 – 12 ore. In alcuni casi si può utilizzare anche in supposte, per agevolare il raggiungimento di alcune zone del colon. Meglio supposte o no?Se la mesalazina sia meglio in supposte o no dipende dal tratto di intestino nel quale deve sviluppare la sua azione antinfiammatoria. Infatti se le zone da sfiammare sono quelle del colon retto allora è sicuramente più efficace in supposta, soprattutto se presa prima di andare a dormire. Ciò perché in questo modo può rilasciare il suo principio attivo in un lungo periodo e quindi per tutta la notte. In alternativa alle supposte, soprattutto se occorre risalire verso il tenue, si può utilizzare la mesalazina in schiuma. I farmaci aminosalicilati che caratteristiche hanno?Per comprendere i farmaci aminosalicilati che caratteristiche hanno bisogna sapere che il principio attivo proviene dallo stesso farmaco che anticamente si estraeva dal salice. Esso nel tempo, a seguito di studi e ricerche ad hoc, ha subito modifiche ed è tuttora utilizzato
nell’aspirina. Caratteristiche farmaco-dinamiche dei farmaci aminosalicilatiLe caratteristiche farmaco-dinamiche dei farmaci aminosalicilati rientrano nella categoria degli antinfiammatori intestinali e dei prodotti acido-amino-salicilici. Generalmente hanno un effetto locale non sistemico sulla parte infiammata. Al di là degli studi sul reale meccanismo d’azione, ancora in via di definizione, si è accertato che questi farmaci inibiscono l’attivazione del fattore Kappa B (NF-kB), che scatena la produzione delle citochine pro-infiammatorie. I farmaci aminosalicilati inibiscono la chemiotassi leucocitaria, regolano la produzione di citochine e leucotrieni e bloccano la nascita dei radicali liberi. Caratteristiche farmaco-cinetiche dei farmaci aminosalicilatiLe caratteristiche farmaco-cinetiche dei farmaci aminosalicilati delineano sia i tempi di entrata in contatto del farmaco con la parte lesa che le altre caratteristiche come assorbimento, distribuzione, metabolismo ed eliminazione. Per quello che riguarda i tempi di contatto, data la particolarità di alcune formulazioni, in genere bisogna attendere almeno un’ora. Come assorbimento, invece, si può contare su una percentuale del 30% circa della dose acquisita per via orale. La sua concentrazione nel plasma si rileva entro un intervallo di tempo che va tra una e sei ore, mentre la distribuzione rilevata risulta differente in dipendenza del tipo di amino salicilato. Essa infatti aumenta dal 50% all’80% se il farmaco viene combinato in acetil-salicilato. Il suo metabolismo avviene sia in via pre-sistemica nella mucosa intestinale, sia in via sistemica nel fegato. Infine i tempi di eliminazione del principio attivo vanno dai 40 ai 70 minuti dall’avvenuto completamento dell’elaborazione intestinale e dipendono dal tipo di formulazione, quindi se il medicinale è rivestito o meno. Si trovano al banco? Facili da comprare o no? Serve la ricetta?Si trovano al banco? Facili da comprare o no? serve la ricetta? Sono le domande che spesso si pone chi vuole iniziare a fare uso degli antinfiammatori intestinali. Anche in questo caso bisogna fare una distinzione tra integratori e farmaci. La dieta antinfiammatoriaUna alimentazione corretta è già di grande aiuto per un intestino infiammato, ma ci sono alcuni alimenti che sono particolarmente indicati per portare avanti un’efficace dieta antinfiammatoria. Alcuni di essi hanno delle caratteristiche che li rende benefici per un intestino debilitato, altri invece hanno un compito più specificatamente antinfiammatorio. Vediamo quali. I cibi antinfiammatoriIn questo capitolo cercheremo di fare una carrellata sui cibi che fanno bene all’intestino e gli alimenti antinfiammatori. Per evitare di appesantire l’intestino bisogna mantenere un’alimentazione sana. Quindi sono da bandire le quantità eccessive, insieme ad alcool, zuccheri raffinati e la carne rossa, poiché i prodotti animali sono ricchi di acido arachidonico, da cui l’organismo sintetizza le prostaglandine infiammatorie. Gli alimenti più utili contro l’infiammazione sono il riso integrale ricco di tricina, i pesci grassi ricchi di omega 3, così come i semi di lino, le noci, la soia, i semi di zucca. I mirtilli, i frutti di bosco e le prugne ricche di antocianine (basificano il ph); non dimentichiamoci la frutta fresca in generale (banane, kiwi, mele..) e la verdura cruda o cotta al vapore, come le cicorie.
Considerando che sovrappeso e diabete favoriscono l’infiammazione, il topinambur in piccole dosi è un ottimo integratore di insulina. Un vero toccasana sono anche aglio e cipolla, ricche queste ultime di quercetina,a antisatminico naturale. Gli alginati e il ruolo delle algheIn una alimentazione mirata a disinfiammare l’intestino sono molto importanti anche gli alginati e il ruolo delle alghe in questo si è rivelato davvero fondamentale. Gli alginati in pratica sono sali ricavati dall’acido alginico che a sua volta viene prelevato dalle alghe. Anzi più esattamente dalla loro parete cellulare. Si tratta di un polimero usato in molti campi. La scienza alimentare per esempio li usa per creare cibi che saziano ma poveri di calorie. La medicina invece usa gli alginati come lassativi meccanici, grazie appunto alla loro capacità di gonfiare in presenza di acqua e di spingere il materiale di scarto fuori dal tratto intestinale. Ma questo polimero viene usato anche per contenere il reflusso e contrastare la gastrite e le ulcere dell’apparato digestivo, oltre che proteggere la mucosa presente sulle pareti dello stomaco. Le alghe posseggono delle proprietà riconosciute benefiche già da molto tempo. Il ruolo delle alghe infatti si è rivelato basilare nell’alimentazione dei popoli più longevi. Basti pensare che esse fanno parte per tradizione dell’alimentazione dei popoli atlantici, come i bretoni o gli abitanti
dell’arcipelago di Okinawa. E tra gli elementi fondamentali c’è anche il ferro, di cui sono ricche sia l’alga dulse che la chlorella. In
ambedue infatti ce n’è una quantità più che sufficiente, tanto che per una dose bastano appena 5 grammi di polvere di prodotto disseccato. Ma c’è anche il mannitolo, lo zucchero naturale con proprietà antidepressive. Cibo integrale: fa bene o male?A sapere se gli integrali fanno bene o male al tuo intestino è sempre meglio chiedere consiglio al tuo naturopata o nutrizionista di fiducia. Ci sono dei casi in cui possono fare davvero bene e aiutare l’intestino. In altri frangenti invece si rivelano decisamente deleteri. Tra i cibi integrali più apprezzati ci sono i cereali e i loro derivati, come il grano integrale, con il quale si fanno pane e pasta. Poi ci sono avena, orzo e mais, tutti in versione integrale. E tra essi c’è anche il riso non brillato. I benefici di un’alimentazione basata sulla presenza di una adeguata quantità di cibi integrali, secondo l’OMS, Organizzazione Mondiale della Sanità, limita la tendenza a diventare obesi, aiuta a contenere il diabete e riduce gli eventuali danni al sistema cardiocircolatorio. Secondo la Società di Nutrizione Umana almeno la metà dei cereali assimilati ogni giorno dovrebbe essere integrale. Le fibre infatti sono importanti soprattutto per l’apparato gastrointestinale e niente è meglio dei cibi integrali per intensificarne il consumo giornaliero. E poi aiutano moltissimo anche durante le diete dimagranti, perché sono più sazianti e meno calorici. Ma esistono anche degli aspetti negativi. Le fibre presenti nei cibi integrali possono irritare e peggiorare il quadro sintomatico di una persona interessata da una infiammazione intestinale in fase acuta. In genere, in presenza di una colite, il peggioramento si
manifesta con una maggiore e più frequente diarrea, oltre a l’intensificarsi del dolore. Lo zenzero aiuta o danneggia?Per capire se lo zenzero aiuta o
danneggia bisogna ricordare che niente in natura può essere preso indiscriminatamente. Anzi ci sono degli alimenti, anche se vengono utilizzati solo a scopo terapeutico, le cui dosi non devono assolutamente superare una certa quantità o l’effetto può rivelarsi nocivo per la salute. Ineguagliabile per bloccare nausea e conati di vomito, sfiamma l’intestino, controlla le intolleranze e riduce il gonfiore. La tisana di zenzero è efficace anche nei confronti dell’ulcera e del reflusso. Ma le sue proprietà salutari non si limitano all’apparato gastrointestinale, perché lo zenzero è benefico per tosse e raffreddore, mal di testa e mal di gola, dolori mestruali e dolori articolari. Ma diamo uno sguardo anche ai consigli di Umberto Veronesi, per capire quale possa essere l’alimentazione migliore per curare l’intestino infiammato. Insegnamenti alimentari di Umberto VeronesiAndando a sbirciare tra gli articoli del Magazine della Fondazione, in merito agli insegnamenti alimentari di Veronesi, su quali verdure siano consigliate come antinfiammatori intestinali, è soprattutto la presenza di alcuni
additivi alimentari, presenti nel cibo conservato, ad attirare l’interesse dei ricercatori. Si tratta infatti di aver alterato e impoverito, nelle cavie, il microbiota intestinale e favorito situazioni infiammatorie, come colite ulcerosa e sindrome metabolica. Una situazione che si è rivelata, in più di un’occasione, prodromica del tumore al colon retto. In questo caso diventa ancora più importante stare attenti alla quantità e alla qualità del cibo ingerito ed evitare quanto più è possibile di mangiare gli alimenti conservati industrialmente. Per quello che riguarda gli alimenti, sempre facendo riferimento al già citato magazine, la prima raccomandazione è quella di basarsi sulla dieta mediterranea. Essa infatti predilige la frutta e la verdura, mantiene nei limiti il consumo dei cereali, meglio se
selezionati tra gli integrali, riduce le proteine animali e si limita alle carni bianche e al pesce. Infine bisogna mangiare anche tanti legumi e fare un consumo limitato e costante di frutta secca. Un ottimo sistema per individuare successivamente, insieme ad un alimentarista o a un dietologo, quali potrebbero essere i cibi da escludere dalla dieta personale ed evitare di privarsi invece degli alimenti benefici, soprattutto quando sono ben tollerati. Rimane comunque valida la raccomandazione, per chi soffre di infiammazioni intestinali, di consumare con moderazione i cosiddetti Fodmap. Si tratta di tutti quegli alimenti in cui si concentrano gli zuccheri a catena corta, presenti ad esempio nei derivati del grano, nei latticini, in un numero abbastanza consistente di verdure e anche in alcuni frutti. Trattamento con agopunturaIl trattamento con agopuntura è un sistema terapeutico che appartiene alla Medicina Tradizionale Cinese. In Occidente esisteva una pratica analoga, affidata all’uso sapiente delle dita del terapeuta, le cui regole sono andate perdute tra la fine del ‘700 e i primi dell’800. Conseguenze di trattamentoLe conseguenze di questo trattamento, soprattutto nella cura del dolore, sono tali da provocare un sensibile alleviarsi del male per progressiva eliminazione delle cause. Ma c’è da fare qualche distinguo. Innanzi tutto il terapeuta deve essere stato accreditato presso una scuola di agopuntura riconosciuta dalle istituzioni mediche internazionali o potrebbe non ottenere l’esito che ci si aspetta. Poi, almeno per quello che riguarda le reazioni, esse possono cambiare da persona a persona, in dipendenza di almeno due cose. La prima è la causa scatenante del dolore. Essa infatti può essere occasionale o radicata. Se è occasionale in molti casi l’agopuntura ha delle conseguenze positive che durano nel tempo. Se invece è radicata l’effetto benefico potrebbe durare poco e il malessere tornare ad affacciarsi prepotentemente. In questo secondo caso va combattuta la causa profonda e non sempre l’agopunturista moderno, che ne conosce solo gli aspetti meccanici, è davvero capace di intervenire nel profondo. Ma non bisogna mai pensare che sia un male. Infatti i veri maestri dell’agopuntura generalmente non rivelano tutti i dettagli della pratica. Ciò perché alcuni di essi potrebbero essere molto pericolosi, se non addirittura mortali. Ma torniamo agli antinfiammatori intestinali. Come sfiammare velocemente intestino?La crema di riso è utile come sfiammante in caso di gravi problemi intestinali e gastrici, mentre il riso, le alghe, le verdure lattofermentate, sono ricchi di fermenti utili per la salute e il buon funzionamento dell'intestino.
Quanto ci mette l'intestino a sistemarsi?Intestino variabile
Per percorrerlo tutto impiega dalle 3 alle 10 ore, mentre i movimenti peristaltici, che procedono come onde e sono prodotti dalla muscolatura delle pareti, lo fanno avanzare verso l'intestino crasso, l'ultima porzione del canale digerente.
Quando si infiamma il colon sintomi?Il colon irritabile è un insieme di sintomi dovuto a un'alterazione della motilità e/o della sensibilità viscerale.. gonfiore;. meteorismo;. dolore all'addome;. crampi;. stipsi o diarrea (o alternanza di entrambi).. Come far passare l'infiammazione al colon?Tra i prodotti farmacologici che possono risultare utili in presenza di sindrome del colon irritabile, rientrano:. Gli integratori di fibra, come lo psyllium o la metilcellulosa. ... . I lassativi osmotici, come il latte di magnesia o il glicole polietilenico. ... . Gli antidiarroici, come il loperamide.. |