Fontana di cerere reggia di caserta

UNESCO World Heritage Site (1997) Fountain of Ceres - Royal Palace of CasertaLa Fontana di Cerere, realizzata da Gaetano Salomone tra il 1783-1784, raffigura la dea della fertilità mentre, circondata da ninfe, amorini, gruppi di tritoni e dalle personificazioni dei fiumi siciliani Anapo e Arethusa, tiene alto un medaglione con il simbolo della Trinacria (la Sicilia). Il mito racconta che Cerere insegnò agli uomini l’agricoltura e la legislazione; fu inoltre madre di Proserpina, rapita da Plutone e condotta nell’Ade.The Fountain of Ceres, created by Gaetano Salomone between 1783-1784, depicts the goddess of fertility while, surrounded by nymphs, cupids, groups of newts and the personifications of the Sicilian rivers Anapo and Arethusa, holds a medallion with the symbol of the Trinacria (Sicily). The myth tells that Ceres taught men agriculture and legislation; she was also the mother of Proserpina, kidnapped by Pluto and taken to Hades.

Gaetano Salomone si occupò anche della realizzazione dei gruppi scultorei presenti nella fontana di Cerere: furono realizzati tra il 1783 e il 1784, con l’aiuto del fontaniere Filippo Campi. La fontana è dedicata alla mitica dea della nascita e della fertilità, Cerere. La fontana è conosciuta certamente anche con il nome di "zampilliera": dai viali laterali che costeggiano le vasche, fuoriescono zampilli d'acqua; dei veri e propri intrattenimenti studiati per divertire e rinfrescare i visitatori del parco, riprendendo i giochi d'acqua realizzati per la Reggia di Versailles. 

Fontana di cerere reggia di caserta
Fondo MPI, Archivi Fotografici ICCD
Fratelli Alinari, Caserta - Palazzo Reale, parco, la fontana di Cerere, gelatina ai sali d'argento, MPI145166

dal Catalogo

La dea Cerere occupa una posizione centrale e sopraelevata rispetto alle altre figure; sostiene un medaglione, dove e è raffigurata la Trinacria, ossia la testa femminile circondata da tre gambe che simboleggia le tre punte della Sicilia. Intorno alla scultura centrale, ruotano altre figure, identificate come Nereidi, tritoni e draghi. Le due figure maschili ai lati del gruppo centrale, sono stati identificati dagli studiosi come le personificazioni di due fiumi siciliani, l'Oreto e il Simeto. Questa fontana celebra l’abbondanza; per questo motivo vi era un trionfo di spighe di grano, realizzate in bronzo dallo scultore Salomone e andate irrimediabilmente perdute. Sicuramente, la rappresentazione di questo tema è legata al regno di Carlo III, per sottolinearne la prosperità e il benessere apportato ai suoi sudditi.

Fontana di cerere reggia di caserta
Fondo MPI, Archivi Fotografici ICCD
Celere - Torino, Caserta - Palazzo Reale, parco, la fontana di Cerere, particolare, gelatina ai sali d'argento, MPI145164

Fontana di cerere reggia di caserta
Fondo MPI, Archivi Fotografici ICCD
Romualdo Moscioni, Caserta - Palazzo Reale, parco, la fontana di Cerere, gelatina ai sali d'argento, MPI145163

Fontana di cerere reggia di caserta
Fondo MPI, Archivi Fotografici ICCD
White - Capri, Caserta - Palazzo Reale, parco, la fontana di Cerere, particolare, gelatina ai sali d'argento, MPI145165

Bibliografia

Giovanni Maria Bagordo, Le architetture per l'acqua nel Parco di Caserta., Roma, 2009

Bibliografia in rete

Sito web ufficiale della Reggia di Caserta, 28/01/2021 (LINK)

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.

Fontana di cerere reggia di caserta

La fontana di Cerere, nota anche come "fontana del Borgo" o nella lingua locale Matapallara dô Buŗgu o Ma'pallara dô Buŗgu (Madre Pallade del Borgo) ovvero Tapallara dô Buŗgu (Dea Pallade del Borgo), è un'opera idraulica e scultorea della città di Catania, oggi ubicata al centro di Piazza Cavour, popolarmente detta appunto "Piazza Borgo", dall'omonimo quartiere.

Descrizione[modifica | modifica wikitesto]

La statua è posta sulla cima di un piedistallo in stile barocco realizzato in marmo di Carrara, posto all'interno di una vasca per il contenimento dell'acqua emessa dagli ugelli idrici. La dea è abbigliata con vesti classiche ma pudiche, con aria e posa flemmatica, nell'atto di brandire una falce. Il piedistallo quadrato su cui poggia, il cui bordo piega simmetricamente in modo sinuoso, presenta su ogni lato un mascherone corrucciato, dalla cui bocca fuoriesce l'acqua. Questa finisce in una prima vasca sospesa in forma di quattro grosse conchiglie, e da questa trabocca direttamente verso la vasca principale più bassa, posta a terra e chiusa da un alto e robusto margine in pietra. Nel compiere questo tragitto scorre irregolarmente sulla parte portante della fontana, costituita da: quattro delfini angolari, anch'essi dotati di ugello-boccale; da una ricca copertura di finto pietrame riprodotto sempre in marmo, nel quale si trovano incastonate due lapidi testimonianti la costruzione dell'opera per mano dell'Orlando e l'identità della dea rappresentata; alcune piccole figure scolpite, quali piccoli volti e animali marini.

Ubicazione[modifica | modifica wikitesto]

Questa fontana ornamentale era stata in origine concepita e realizzata per un'altra piazza catanese, e cioè l'odierna piazza dell'Università, dove in effetti per quasi cinquant'anni si trovò collocata, fin quando lo stesso Senato cittadino che l'aveva commissionata, spinto in questa direzione dalle costanti proteste dei catanesi, non provvedette al suo dislocamento attuale, la piazza principale del quartiere Borgo, cioè la cittadella satellite edificata per ospitare gli sfollati dei casali investiti dall'eruzione del 1669. Pertanto, anche se oggi la differenza nella collocazione sfugge, essendo venuti a mancare i confini storici del precedente impianto urbano, all'inizio dell'Ottocento il trasloco della Fontana in periferia ebbe una precisa valenza di rifiuto o quantomeno di scarso gradimento della stessa da parte dei cittadini.

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Nella sua primitiva posizione, la fontana si trovava a fronteggiare il settecentesco Palazzo dell'Università catanese, o Syculorum Gymnasium, luogo per cui, con dovizia di riferimenti culturali alti, era stata pensata dal suo artefice, il palermitano Giuseppe Orlando, che la scolpì nel 1757. La commissione giungeva dal Senato catanese il quale, in base a quanto tramandato, accolse le richieste e le suppliche di parte della popolazione locale per l'erezione di un monumento finalizzato ad ingraziarsi il favore della natura e della prosperità, vista la devastante carestia che attanagliava il val di Noto dal 1756. Cerere, per definizione dea della fertilità, nonché divinità radicata nella cultura siciliana da secoli[1], fu dunque la figura divina, anche se pagana, prescelta per l'opera, che venne decretata fontana.

Inizialmente molto apprezzata, sulla base delle testimonianze dell'epoca il gradimento dell'opera risulta progressivamente scemare, tanto da parte della nobiltà catanese quanto della borghesia e più in generale della popolazione, forse anche per l'auspicato ma non concesso aiuto divino di cui l'opera era stata investita, finché il Senato non fece ufficialmente smontare l'intera fontana, spostandola al Borgo, luogo molto distante da piazza Università, anche se comunicante anch'esso con la principale via Etnea. A partire da questo momento, attorno alla fontana sorsero dicerie e leggende popolari relative ad una certa sfortuna che l'avrebbe da sempre accompagnata. Ben presto la statua della dea venne vandalizzata con la mutilazione del naso e delle braccia, e quindi rattoppata. Ad alimentare queste interpretazioni nefaste, contribuì nel 1882 la morte per infarto del suo restauratore, lo scultore Francesco Licata, proprio all'interno della vasca principale, dove si era introdotto per effettuare una semplice manutenzione. Oggi la fontana è circondata da un corridoio piastrellato a ciottoli, con due basse rampe d'accesso, che a loro volta sono racchiuse da un gradevole praticello. L'impianto idraulico dell'opera, invece, si presenta in cattivo stato per via di superficiale manutenzione e per l'aggiunta, nel XX secolo, di alcuni tubi a spruzzo verticale, molto visibili ed antiestetici, infissi sul fondo della vasca più grande.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ A Catania esisteva un importante santuario ad essa dedicato, ricordato anche dalle fonti antiche (Cicerone, In Verrem, Sezione 4 A(iii) II 4.45.99—100) distrutto nell'VIII secolo dall'allora vescovo Leone (se ne fa menzione negli atti del santo). Tale santuario si credette identificato nei pressi del bastione degli Infetti, sebbene tutt'oggi non sia stato identificato. Un importante indizio della sua esistenza tuttavia è stato il ritrovamento di una stipe votiva le cui tematiche fanno pensare alla presenza di un grosso santuario di età arcaica.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Maria Teresa Di Blasi e Concetta Greco Lanza, Il Cicerone. Storia, itinerari, leggende di Catania, 2ª ed., Catania, Edizioni Greco, 2007, ISBN 978-88-7512-060-3.
  • Carmelo Coco, Cani, elefanti, dee e santi. La storia dello stemma e del gonfalone di Catania, Massarosa, Giovane Holden Edizioni, 2011, ISBN 978-88-6396-145-4.

Come si chiamano le fontane della Reggia di Caserta?

Nella Fontana dei Delfini, l'acqua fuoriesce dalla bocca di tre mostri marini. Segue una serie di quattro fontane: la Fontana di Eolo, la Fontana di Cerere, la Fontana di Venere e Adone e la Fontana di Diana e Atteone.

Quanto sono lunghe le fontane della Reggia di Caserta?

Il disegno appartiene (come da note d'archivio) a Carlo Vanvitelli, che rielabora quelli del padre. Dalla bocca del mostro marino fuoriescono i getti d'acqua che ricadono in una vasca lunga 470 metri larga 27 e con una profondità di 3 metri.

Quante sono le vasche della Reggia di Caserta?

L'arte dell'acqua Tra tutte e sei le fontane è quella meno sfarzosa: presenta infatti diverse decorazioni floreali e un piccolo getto d'acqua al centro della vasca. Nulla a che vedere insomma con quello che segue. Appena saliti ci si imbatte nella fontana più grande del parco: quella dei Tre Delfini.