Come sapere se una persona è in paradiso

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Se dopo la morte incontreremo i nostri cari, quale aspetto avremo, se le anime siano estranee alla vita terrena, se vi siano case infestate, etc..

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Quesito

Salve,
dopo la morte incontreremo i nostri cari?
Quale aspetto potrebbero avere?
Le anime sono completamente estranee alla vita terrena?
Esistono case infestate da entità o sono le persone che sono possedute?
Dopo la morte l’anima è libera di andare dove vuole?

La ringrazio molto.
Andrea


Risposta del sacerdote

Caro Andrea,
1. di là incontreremo i nostri cari se andiamo in Paradiso.
Quando il Signore dice che di là non si prende moglie né si prende marito non esclude che coloro che sono stati uniti nella carità in terra lo siano anche in cielo.
Anzi, proprio perché la carità rimane per sempre e non avrà mai fine (1 Cor 13,), in Paradiso i vincoli della carità saranno ulteriormente perfezionati.
La grazia non distrugge la natura, ma la perfeziona.
Così se nella vita presente anche le persone più care talvolta danno fastidio, di là questo non succederà mai.

2. Nella vita del Paradiso tutti proveranno grande ed eterno fascino l’uno per l’altro, anche quelli che di qua hanno avuto reciproca antipatia.
Il ricordo del passato non sarà motivo di imbarazzo o di vergogna perché tutti saranno benevolmente colpiti dalla trasformazione attuata dalla misericordia del Signore e lo loderanno e ringrazieranno eternamente per aver compiuto dopo tanto contrasto una eterna e meravigliosa comunione.

3. Mi domandi quale aspetto potrebbero avere?
Ti trascrivo quanto dice San Tommaso:
“Le condizioni in cui verranno a trovarsi in generale tutti i corpi dei risorti sono quattro.
1- La prima riguarda l’identità dei corpi dei morti. A risorgere sarà lo stesso corpo, con la stessa carne e con le stesse ossa che ha ora, anche se alcuni hanno sostenuto che il corpo attuale si corromperà e non risorgerà. Ma questa affermazione contraddice quanto è detto nella Sacra Scrittura, che afferma invece che per virtù divina risorgerà alla vita il medesimo corpo che abbiamo ora. Dice infatti Giobbe: Di nuovo mi rivestirò della mia pelle e nella mia carne vedrò Dio (Gb 19,26).

2 – La seconda riguarda la loro qualità.
I corpi dei risorti saranno di una qualità diversa dall’attuale, perché, sia quelli dei beati che quelli dei dannati, saranno incorruttibili, in quanto i buoni saranno sempre nella gloria e i cattivi sempre nella pena. Lo conferma san Paolo nel testo sopra citato: È necessario che questo corpo corruttibile si vesta di incorruttibilità e questo corpo mortale si vesta di immortalità (1 Cor 15,53). E, dato che il corpo sarà incorruttibile e immortale, dopo la risurrezione non avrà bisogno di cibo né di usare del sesso, come rivelò Gesù stesso: Alla risurrezione non si prende né moglie né marito, ma si è come angeli nel cielo (Mt 22,30). Verità, questa, che va contro la credenza degli ebrei e dei musulmani, e ad essa allude anche Giobbe quando dice che chi scende agli inferi più non risale, né tornerà più nella sua casa (Gb 7, 9-10).

3 – La terza riguarda la loro integrità.
Sia i buoni che i cattivi risorgeranno con quella integrità corporale che spetta alla perfezione del corpo umano. Allora non ci sarà più né cieco, né zoppo, né alcun altro difetto. L’Apostolo infatti dice che i morti risorgeranno incorrotti (1 Cor 15,52).

4 – La quarta riguarda la loro età.
Tutti risorgeranno come se avessero trentadue o trentatré anni, che è l’età perfetta. Il motivo è che coloro che non erano ancora giunti a tali anni non avevano l’età perfetta; e i vecchi l’avevano già persa. Di conseguenza, ai giovani e ai bambini verranno aggiunti gli anni che loro mancano per avere l’età perfetta; ai vecchi, invece, questa verrà restituita. Lo dice san Paolo quando afferma: Finché arriviamo tutti.., allo stato di uomo perfetto, nella misura che conviene alla piena maturità di Cristo (Ef 4,13)” (Commento al Simbolo degli Apostoli).

4. Chiedi inoltre se le anime saranno completamente estranee alla vita terrena?
No affatto, perché la carità si troverà nel suo stato di perfezione sicché dal paradiso ci aiutano con la loro intercessione. Anzi, dal momento che seguono l’Agnello dovunque va, dobbiamo credere che con i santi sono sempre e dovunque col Signore e sono sempre pieni di carità verso di noi.
San Gregorio Magno dice che “le anime sante, poiché vedono intimamente nella mente di Dio, vedono tutto quello che avviene sulla terra” (Moralia 22,21).
Sant’Agostino espresse, prima di san Gregorio, un pensiero diverso. Ricordando che il Signore aveva promesso al re Giosia di farlo morire prima di vedere i mali imminenti al suo popolo, espresse in forma dubitativa che i Santi di là non vedano quanto avviene sulla terra.
Ecco che cosa dice san Tommaso: “Però S. Agostino parla in forma dubitativa; difatti aveva premesso la frase: “ciascuno prenda come vuole quello che dico”. Invece S. Gregorio asserisce, come è evidente da quell’espressione: “non si può credere assolutamente…”.
Sembra più giusto ritenere con S. Gregorio che le anime dei santi, ammessi alla visione di Dio, conoscano tutti gli avvenimenti attuali di questo mondo.
Esse infatti sono equiparate agli angeli: riguardo ai quali anche S. Agostino afferma che non ignorano quello che avviene presso i vivi.
Però, siccome esse hanno un’adesione perfettissima alla giustizia divina, non si rattristano per le vicende dei vivi, e non vi partecipano, se non nei casi in cui lo esigono le disposizioni di quella divina giustizia” (Somma teologica, 89, 8).
E poiché sono piene di carità ci vengono in aiuto con le loro preghiere e i loro meriti.

5. Dice ancora San Tommaso: “le loro preghiere hanno efficacia d’impetrare dai loro meriti precedenti e per il fatto che sino graditi a Dio” (Somma teologica, II-II, 83,  11, ad 1).
E ancora: “Quantunque i santi in cielo non si trovino nello stato di poter meritare per sé, tuttavia possono meritare per gli altri, o meglio possono aiutare gli altri per i meriti precedentemente acquistati: essi infatti hanno meritato in vita di vedere esaudite dopo morte le loro preghiere” (Somma teologica, Supplemento, 72, 3, ad 4).
Sicché è molto utile e fruttuoso onorarli e ricorrere alla loro intercessione.

6. Domandi se esistano case infestate da entità o se lo siano solo le persone.
Il Vangelo testimonia che persone e animali possono essere possedute o infestate dai demoni.
Lo possono essere anche le abitazioni dal momento che il demonio può agire sulla terra e nell’aria.
San Tommaso dice che Dio “permise che i demoni da lui scacciati recassero danno ai corpi e ai beni degli uomini, per l’utilità delle loro anime, cioè per loro ammaestramento.
Il Crisostomo dice che Cristo “permise che i demoni entrassero nei porci, non perché pregato da loro”, ma per i motivi seguenti:
“primo, per mostrare agli uomini quale danno recano loro i demoni;
secondo, perché tutti imparassero che i demoni non potevano neppure entrare nei porci, senza il suo permesso;
terzo, per mostrare che negli uomini essi avrebbero potuto produrre peggiori mali che nei porci, se gli uomini non fossero stati soccorsi dalla provvidenza divina”.
Per gli stessi motivi permise che l’uomo, il quale veniva liberato dal demonio, fosse momentaneamente tormentato: benché l’abbia liberato subito da questa afflizione.
In tal modo viene dimostrato anche, secondo S. Beda, che “quando cerchiamo di convertirci a Dio dopo il peccato, veniamo assaliti dal demonio con nuove e maggiori insidie. E questo lo fa o per disamorarci della virtù, o per vendicare la sua espulsione”” (Somma teologica, III, 44, 1 ad 4).

7. Infine chiedi se “dopo la morte l’anima è libera di andare dove vuole”.
Dopo la morte avviene il giudizio.
Dopo il giudizio c’è la sentenza: paradiso, purgatorio, inferno.
Le anime che vanno in paradiso non hanno bisogno di andare qua o là perché in Dio c’è ogni bene e fuori di Dio non c’è alcun bene.
Quelle che vanno in purgatorio sono soggette alla volontà di Dio.
Non è escluso che vengano purificate là dove hanno commesso dei peccati. San Tommaso scrive: “Il secondo luogo per fare il purgatorio è quello accordato per una dispensa. E così si legge di alcuni che sono stati puniti in diversi luoghi: o per ammaestramento dei vivi; o per un aiuto a favore dei morti, in modo che, venendosi a conoscere da parte dei vivi, la loro pena venisse mitigata dai suffragi della Chiesa” (Supplemento, questione sul Purgatorio, 2).
L’inferno invece è uno stato di pena eterna dal quale non si può uscire.

Ti saluto, ti ricordo al Signore e ti benedico.
Padre Angelo


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