Quando un datore di lavoro può licenziare

Il licenziamento é il recesso del contratto di lavoro dipendente da parte del datore di lavoro. Esistono vari tipi di licenziamento e ogni tipologia è legata alle motivazioni per cui l’imprenditore licenzia il dipendente a tempo indeterminato. L’imprenditore deve seguire uno specifico iter e una procedura specifica per il licenziamento, che prevede l’invio di una lettera che contenga frasi e diciture specifiche e il rispetto dei tempi di preavviso.

Ci sono però casi in cui non è necessario neanche il preavviso per licenziare un dipendente. Vediamo di seguito quali sono i validi motivi per licenziare un dipendente, con una serie di esempi, per capire quando realmente il licenziamento è valido e quando invece diventa illegittimo.

Quando un datore di lavoro può licenziare

A tempo indeterminato: motivazioni

Le valide motivazioni per licenziare un lavoratore a tempo indeterminato sono:

1. Per giusta causa (ex art. 2119 del codice civile): quando il dipendente ha tenuto comportamenti talmente gravi da non consentire la prosecuzione, neanche temporanea del rapporto di lavoro. In questo caso quindi, il lavoratore può essere licenziato in tronco, senza preavviso. La legge non indica nello specifico i motivi concreti di licenziamento, limitandosi a dire che deve trattarsi di un comportamento di importante gravità.

A colmare questa lacuna é la giurisprudenza, che spiega delle ipotesi concrete, per esempio:

– il rifiuto ingiustificato del dipendente a effettuare il lavoro;
– falsa malattia;
– il rifiuto del dipendente a rientrare al lavoro dopo la visita medica dell’azienda, anche in caso di parere contrario del medico personale;
– lavoro presso terzi durante il periodo di malattia;
– furto di beni aziendali;
– sanzioni penali rilevanti e che influiscano negativamente sul buon nome dell’azienda;
– uso di alcol o droghe. In questo caso però, è prevista l’opzione della riabilitazione per conservare il posto.

In tutti questi casi il lavoratore viene licenziato senza preavviso, in tronco. Il dipendente quindi viene invitato a raccogliere i suoi effetti personali e a lasciare subito il posto di lavoro. Nel frattempo l’ufficio del personale prepara già la lettera di licenziamento, che consegnerà subito. A questo link un fac simile di lettera di licenziamento per giusta causa.

2. Per giustificato motivo (art. 3, L.604/1966): in questo caso occorre fare distinzione tra giustificato motivo soggettivo e oggettivo.

Licenziamento per giustificato motivo soggettivo: il dipendente può essere licenziato se ha un comportamento grave (ma non tale da richiedere il licenziamento in tronco) o un inadempimento degli obblighi contrattuale. Si tratta quindi di motivi per i quali il rapporto di lavoro non può proseguire, ma occorre dare il preavviso al dipendente. I tempi di preavviso variano in base ai vari contratti collettivi.

Tra le motivazioni di licenziamento per giustificato motivo soggettivo:

– abbandono ingiustificato del posto di lavoro;
– percosse o minacce ai colleghi o al datore di lavoro;
– violazione reiterata del codice disciplinare aziendale.

Licenziamento per giustificato motivo oggettivo: la legge 92 del 2012 (la cosiddetta riforma Fornero), lega questo licenziamento ai motivi economici. In caso di crisi aziendale, riorganizzazione aziendale, eliminazione di una mansione, oppure se il datore di lavoro ha commesse, è legittimato a licenziare il dipendente. Se una mansione viene soppressa però, il datore di lavoro può licenziare solo se non esiste possibilità di ricollocare il lavoratore altrove. In questo caso occorre consegnare al lavoratore una lettera di licenziamento e rispettare i termini di preavviso previsti dal contratto o dal CCNL.

3. Per motivi disciplinari: la legge n. 300 del 1970, sancisce che all’interno dell’azienda ci sia un codice disciplinare che deve elencare infrazioni e sanzioni. Se il datore di lavoro nota una inadempienza, deve farla notare al dipendente per iscritto (la cosiddetta contestazione). Il dipendente, entro 5 giorni può ricorrere al giudice ordinario oppure, entro venti giorni dal ricevimento della lettera, tramite arbitrato”.
Invalidità e illegittimità del licenziamento

Il licenziamento per essere valido deve rispettare tutti i requisiti di cui sopra, quindi:

– deve essere comunicato per iscritto. Se comunicato solo verbalmente non è valido.
– Deve essere scelta la corretta tipologia di licenziamento. Se non c’è giusta causa, non c’è giustificato motivo, il licenziamento é illegittimo. Per esempio, se il datore di lavoro licenzia il dipendente dicendo che ha poche commesse ma in realtà lo licenzia per motivi discriminatori, è illegittimo. Il dipendente potrà ricorrere al giudice, il quale controllerà i bilanci dell’azienda per verificare la situazione.

Passaggi successivi:

Quando si può licenziare un lavoratore a tempo indeterminato?

Cessazione del contratto - Recesso Il datore di lavoro può licenziare un dipendente a tempo indeterminato solo per una giusta causa, ossia solo in caso di gravi azioni commesse dal lavoratore che non permettano lo svolgersi della normale attività.

Quando il datore di lavoro può licenziare un dipendente?

Il datore di lavoro può procedere con licenziamento con preavviso comunicando la data effettiva. Per motivo oggettivo: fa riferimento all'azienda e non al comportamento del dipendente. Il datore di lavoro può procedere a licenziare per motivi legati a crisi aziendale o ad un cambiamento nell'organizzazione del lavoro.

Quali sono i motivi per un licenziamento per giusta causa?

Motivi di Licenziamento per Giusta Causa Assenteismo: il dipendente rimane assente dal lavoro in modo ingiustificato. Falsa malattia e falso infortunio: Insussistenza della malattia o dell'infortunio, quale causa inabilitante alla prestazione lavorativa.

Quando si può licenziare un dipendente a tempo indeterminato 2022?

La Legge di Bilancio 2022 non ha prorogato il blocco dei licenziamenti come avvenuto nel 2020 e 2021 ma, "al fine di salvaguardare il tessuto occupazionale e produttivo", ha difatto prorogato il blocco dei licenziamenti fino al 30 Aprile 2022, solo per le aziende che nel 2021 occupavano almeno 250 dipendenti, compresi ...