Licenziamento per inidoneità alla mansione e naspi

  • 23/07/2022

Perdere il lavoro è una cosa assai facile oggi. La grave crisi economica non poteva non avere risvolti anche sul lavoro. Le tutele per chi perde il lavoro esistono. È l’INPS l’organismo deputato a dare sostegno a chi involontariamente perde il lavoro. Non fa lo stesso però con chi il lavoro lo lascia di spontanea volontà. Infatti con le dimissioni volontarie in genere si perde il diritto all’indennità per disoccupati, che può arrivare fino a 24 mesi. Ma non mancano certo le alternative anche per chi fa questa scelta, lasciando il lavoro di sua iniziativa.

COME LICENZIARSI SENZA PERDERE LA DISOCCUPAZIONE DA UN CONTRATTO A TEMPO INDETERMINATO SALVANDO LA NASPI

Perdere il lavoro perché l’azienda chiude, o perché il datore di lavoro riduce personale, sono situazioni piuttosto comuni oggi. E sono situazioni che permettono di prendere la NASPI. Anche 24 mesi di disoccupazione è quello a cui il lavoratore ha diritto e che l’INPS offre. Per chi invece si dimette c’è il serio pericolo di restare senza tutele. Il come licenziarsi senza perdere la disoccupazione è una delle domande più frequenti che si pongono i lavoratori. A dire il vero però, anche chi si dimette può lo stesso avere diritto a percepire la NASPI.

Il licenziamento però deve sopraggiungere per giusta causa. La giusta causa per le dimissioni volontarie può nascere per diversi motivi. Per esempio, può fuoriuscire da un mancato pagamento degli stipendi che si protrae per diversi mesi. Oppure dalla mancata osservanza da parte dei datori di lavoro, delle norme relative alla sicurezza sul posto di lavoro. Le motivazioni possono essere tante e qualcuna piuttosto grave. Per esempio, dimissioni per giusta causa lecite quando il datore di lavoro chiede al lavoratore lo svolgimento di attività che prefigurano delle ipotesi di reato. Le dimissioni per giusta causa possono essere date sia su un contratto a tempo determinato che indeterminato. Se le dimissioni per giusta causa vengono confermate per buone, il lavoratore oltre alla NASPI ha diritto anche all’indennità di mancato preavviso.

COME LICENZIARSI DAI CONTRATTI DI LAVORO

Per licenziarsi occorre rivolgersi ad un Patronato. La procedura ormai è telematica e in alternativa al Patronato, gli interessati possono fare tutto da soli tramite accesso al sito istituzionale del Ministero del lavoro. Autenticandosi con lo SPID, il lavoratore dimissionario potrà fare tutto da solo. In versione precompilata saranno già presenti i dati del datore di lavoro. Occorrerà inserire, se mancante, la PEC aziendale o un indirizzo di posta elettronica normale del datore di lavoro.

Il dimissionario dovrà inserire la data di decorrenza delle dimissioni che come anticipato in precedenza, prescinde dai giorni di preavviso da dare al datore di lavoro. I giorni di preavviso si danno quando le dimissioni sono volontarie e senza giusta causa, per consentire al datore di lavoro di organizzare e proseguire senza intoppi le attività lavorative. Il numero di giorni di preavviso varia in base al settore lavorativo e in base agli anni di servizio. Nel modulo di dimissioni va indicata infine e genericamente la dicitura “giusta causa” se le dimissioni sono date così.

Nell’ambito del licenziamento del lavoratore per motivi disciplinari, il nostro ordinamento prevede due specifiche fattispecie in relazione all’intensità della condotta lesiva del vincolo fiduciario attuata dal lavoratore. In particolare, il comportamento del prestatore di lavoro può determinare licenziamento per giusta causa oppure può condurre ad un licenziamento per giustificato motivo soggettivo (GMS). In ogni caso, quale che sia la tipologia di licenziamento disciplinare, al lavoratore, in presenza degli ulteriori requisiti normativamente richiesti, spetta comunque il diritto alla Naspi.

Definizione di “giusta causa”

La giusta causa si configura come l’ipotesi di condotta più grave e si sostanzia in una trasgressione o inadempienza (anche extra-aziendale) così rilevante, tale da non consentire la prosecuzione nemmeno provvisoria del rapporto di lavoro. La nozione di giusta causa di licenziamento è di fonte legale e non esiste, dunque, una lista puntuale di mancanze che integrano tale fattispecie. Di fatto il comportamento tenuto del lavoratore compromette irreparabilmente il rapporto fiduciario instauratosi con il datore di lavoro, il quale può recedere unilateralmente e senza preavviso dal contratto di lavoro. Si tratta pertanto di estrema ratio applicabile nei casi in cui qualsiasi altro provvedimento disciplinare risulterebbe insufficiente a tutelare l’interesse del datore di lavoro.

Quali sono i “gravi comportamenti” che costituiscono giusta causa?

Rientrano nella nozione di giusta causa di recesso gli inadempimenti contrattuali particolarmente gravi addebitabili al lavoratore per dolo o per colpa.

A titolo esemplificativo costituiscono comportamenti legittimanti tale fattispecie:

  • assenze ingiustificate;
  • uso improprio di permessi previsti dalla L.104/1992;
  • rifiuto ingiustificato e reiterato del dipendente ad eseguire la prestazione lavorativa;
  • grave e reiterata negligenza nell’esecuzione della prestazione lavorativa;
  • distruzione o sottrazione di beni aziendali;
  • falsificazione della documentazione delle spese ai fini del rimborso;
  • minacce nei confronti del datore di lavoro o di colleghi.

Oltre alle inadempienze in ambito contrattuale, ai fini del licenziamento per giusta causa rilevano anche le condotte tenute in ambito extracontrattuale da parte del lavoratore. A tal proposito è possibile contemplare come giusta causa di recesso atti o fatti riguardanti la sfera privata del prestatore idonei a ledere il rapporto di fiducia tra le parti come, ad esempio, la commissione di fatti di reato. È comunque possibile che determinati C.C.N.L. prevedano espressamente talune condotte qualificabili come “giusta causa” di recesso.

L’iter disciplinare da seguire per ottenere la NASPI

In presenza di comportamenti o fatti particolarmente gravi posti in essere dal lavoratore, potenzialmente idonei a configurare giusta causa di recesso, la procedura di licenziamento non può essere attuata in automatico. Il datore di lavoro deve infatti rispettare l’iter disciplinare previsto dall’art. 7 Legge 300/1970 il c.d. Statuto dei Lavoratori, nonché le previsioni della contrattazione collettiva di riferimento, rispettando in particolare le seguenti tre fasi: contestazione dell’infrazione, difesa del lavoratore ed irrogazione della sanzione disciplinare.

Il lavoratore licenziato per giusta causa ha diritto alla Naspi?

Poiché il licenziamento per giusta causa costituisce una fattispecie di perdita involontaria del lavoro, il lavoratore acquisisce comunque il diritto di accesso all’indennità Naspi ossia il trattamento di disoccupazione erogato dall’INPS, purché in possesso dell’ulteriore requisito richiesto. In particolare, oltre allo status di disoccupato occorre il rispetto del requisito contributivo: il lavoratore, infatti, deve poter far valere almeno tredici settimane di contribuzione utile nei quattro anni precedenti l’inizio del periodo di disoccupazione. Con la Legge di Bilancio 2022 è stato invece abolito il requisito delle 30 giornate di effettivo lavoro nei dodici mesi che precedono l’inizio del periodo di disoccupazione.
Per completezza, ai fini della determinazione dell’importo spettante, si ricorda che il trattamento mensile Naspi si riduce progressivamente del 3% ogni mese a partire dal primo giorno del sesto mese di fruizione per la generalità dei beneficiari, mentre comincia a ridursi dall’ottavo mese per i beneficiari con più di 55 anni di età. Tale meccanismo riduttivo viene definito “décalage”. Per gli episodi di disoccupazione avvenuti fino alla data del 31 dicembre 2021 invece la riduzione dell’importo decorre a partire dal quarto mese di fruizione.

Quanto dura il trattamento di disoccupazione Naspi?

La durata del trattamento di disoccupazione varia in base alla situazione contributiva del singolo beneficiario. La normativa prevede infatti che la Naspi sia corrisposta per un numero di settimane pari alla metà delle settimane di contribuzione degli ultimi quattro anni e comunque fino ad un massimo di 24 mesi. Ai fini del calcolo della durata non sono computati i periodi di contribuzione che hanno già dato luogo a erogazione di prestazioni di disoccupazione.

Esistono costi a carico del datore di lavoro in caso di licenziamento per giusta causa?

Come anticipato, in caso di licenziamento per giusta causa, il datore di lavoro può recedere dal contratto di lavoro senza alcun preavviso e senza corresponsione della relativa indennità sostitutiva. Tuttavia, non è esonerato dal versamento del contributo ex L. 92/2012, il c.d. Ticket Naspi, ossia quella somma determinata dalla legge, che i datori di lavoro devono versare all’INPS in tutti i casi in cui il lavoratore “perde” involontariamente il posto di lavoro con diritto teorico di accesso all’indennità Naspi e a prescindere dalla effettiva percezione della stessa. Il contributo, per l’anno 2022, è pari a 557,92 € (41% di 1.360,77 €, ossia l’importo massimo dell’indennità Naspi) per ogni anno di lavoro effettuato, fino ad un massimo di 3 anni. Pertanto, la misura massima del contributo è attualmente fissata in 1.673,76 €.

Chi viene licenziato per motivi disciplinari ha diritto alla Naspi?

Detto in altri termini, anche il lavoratore licenziato per fatti gravissimi dal punto di vista disciplinare (ad esempio per aver rubato della merce, insultato i colleghi, danneggiato l'azienda) ha diritto a ricevere l'indennità di disoccupazione NASpI.

Cosa succede se il lavoratore non è più idoneo alla mansione?

La dottrina concorda nel ritenere che la non idoneità permanente consente il recesso del contratto. Il contratto può subire la stessa sorte nel caso di un'impossibilità parziale, qualora sia fornita la prova, da parte del datore di lavoro, dell'impossibilità aziendale di collocare il lavoratore in attività confacente.

Come licenziarsi senza perdere il diritto alla disoccupazione 2022?

Per licenziarsi occorre rivolgersi ad un Patronato. La procedura ormai è telematica e in alternativa al Patronato, gli interessati possono fare tutto da soli tramite accesso al sito istituzionale del Ministero del lavoro. Autenticandosi con lo SPID, il lavoratore dimissionario potrà fare tutto da solo.

Come licenziarsi da un contratto a tempo indeterminato e prendere la disoccupazione?

Una volta presentate le dimissioni online puoi inviare la richiesta della NASpI, specificando nuovamente che si tratta di dimissioni per giusta causa e non di licenziamento. Anche in questo caso, la legge non prevede che si specifichino le ragioni per cui hai deciso di lasciare il posto di lavoro.